martedì 9 gennaio 2018

*Sarà capitato anche a voi*
- Sarà capitato anche a voi di avere una musica in testa sentire una specie di orchestra suonare suonare suonare suonare zum zum zum zum zum zum zum zum zum.
Una piacevole canzonetta del 1969, cantata dalla grande Mina, inizia così. L’onomatopeico “zum zum zum” che simpaticamente intonava la nostra, sulla carta assume una sonorità meno dolce, più alienante. Come le parole che arrivano continuamente nelle nostre teste. Il tempo a disposizione da vivere con i nostri affetti diventa sempre meno. La maggior parte del tempo in viaggio verso il lavoro, a lavoro, di ritorno da lavoro. Poi le incombenze della gestione familiare, al market, dal medico, negli uffici burocratici. Sarà capitato anche a voi che il parlare della moltitudine che ci circonda di venti “zum zum zum”. A volte si distinguono stringhe di parole. Non tanto per il fatto che abbiano un interesse particolare, ma in quanto così ripetute, così zum zum zum, che ormai si distinguono dagli altri suoni vocali. Sarà capitato anche a voi, di sentirsi dare del matto. Matto, quando chiedi a qualcuno di non spingere in una fila. Matto, se dici a qualcuno che non sei d’accordo con quello che dice. Addirittura, malato mentale, frustrato pieno di problemi, se rimproveri la poca educazione. E va di lusso, ad una mamma di Torino, che ha rimproverato degli adolescenti per le bestemmie che dicevano in un parcheggio, davanti al figlioletto, l’hanno pestata a sangue. Vero che le parole feriscono, ma sempre meglio dei cazzotti. Zum zum zum. Sarà capitato anche voi, credo. A me si e sotto i miei occhi capita anche ad altri. Un’onomatopeica diffusiva, radialmente, raggiunge sempre più ambiti. Aumentano gli estranei anziché i familiari. Sarà capitato anche a voi di accorgervi che quest’anno, sottolineo per la prima volta, le persone avevano una grande difficoltà a fare gli auguri di Natale. In questo spirito è lecito e consequenziale cercare luoghi di mitezza, ma l’esito spesso è deludente. Sarà capitato anche a voi accorgervi che nelle parrocchie, pare che le persone cerchino più il branco per la forza dell’appartenenza, che lo spirito di comunità. Così sulle loro bocche eccheggiano zum zum zum minacciosi. Quello che non vi sarà capitato è un matto affibbiato per aver confidato un fermo desiderio di ricerca della pace. Interiore, allontanando ogni esogena corrosiva alchimia. Certo “nessun uomo è un'isola”, per questo non è il ritiro dal mondo la soluzione, ma la messa in campo di nuove idee, che rafforzino e migliorino la visione del mondo, per starci dentro, senza farsi inquinare. Così che tutto sommato, zum zum zum può diventare anche un simpatico motivetto. Come si sa, se la Provvidenza provvede ogni buona intenzione può avere un buon esito. Oggi mi sono arrivate le parole del celebre monaco Anselm Grün: « *_La gratitudine è l’atteggiamento da tenere nei confronti di Dio, ma anche nei confronti della propria vita. Siamo grati per l’amore che possiamo provare. Sperimentiamo che in fondo l’amore è sempre un dono che ci viene immeritatamente concesso … Questa gratitudine, come sempre quando si tratta di spiritualità, necessita di essere espressa. E deve essere praticata anche nella quotidianità_* ». Mi pare un grande aiuto. Ne ho anche un’altra: « *_Nella mia anima posso creare un luogo dell’eternità all’amore. Questo implica che io non mi fissi sulla mancanza di amore per cui sto soffrendo, che non passi il tempo a guardarmi attorno per vedere se gli altri mi amano oppure no. Al contrario, posso immaginare di avere dentro di me una sorgente di amore divino che non inaridisce mai, che non si prosciuga mai, che è eterna_* ». Questa è un poco più impegnativa, richiede una certa attitudine. Però, sapendo dove andare è sempre più facile camminare. Magari proprio con l’aiuto di un simpatico motivetto: _matto matto matto_ . Anche perché i matti in genere hanno belle storie da raccontare, forse per aver vissuto meglio la vita.
                                                Arturo Lania