Lasciate stare le vecchiette
Dovete
sapere che da giovane ero ateo. Forse non
può fregar de meno, ma la vita è fatta anche di queste storie. Lo sono
stato fino ai ventotto o forse dovrei dire ventinove anni. Più che una crisi mistica è stato il residuo
di averle provate tutte. Studi tecnici per la fiducia nella tecnologia, studi
economici per la convinzione che il progresso passasse per quella strada, esperienza
politica per la certezza che da lì si partecipasse al “destino del mondo”. Per
non parlare del resto. D’altronde è meglio stendere un velo. Le solite cose, il
sesso, i soldi, diciamo il potere, inteso come ricerca di un prestigio per
essere rispettato da tutti. Fatto tutto questo e non avendo trovando un cippa di senso, sono finito, senza programmarlo,
nella chiesa. Intendo che entrai in una parrocchietta, così, per caso. Ora
avete presente quelle storie di conversione che popolano la TV, grandi
cambiamenti interiori, che si riflettono in tutto quello che fai, da cui nasce
un cammino di vita così differente? Mettete queste belle storie accanto alla
storia dei santi come ce le raccontano, poi vi spiego il motivo per cui dico così,
e vi viene da dire che belle storie! Anche un bel sospiro, da tono all’esclamazione.
Però nel fondo del cuore l’idea che è un poco una palla, nel senso di fesseria,
esagerazione artefatta per fare colpo, passa. Bene, la mia storia di
conversione a quelle lì non assomiglia manco
per niente. Per le altre storie non so. Ma per i santi, ebbene, ho
cominciato a leggerle. Ho scoperto che tutto quello che si dice di loro è solo
il buono, pulito e truccato, di tutta un’esistenza passata a cercare Dio. Del
resto si tace. Del cammino fatto di fossi, strade allagate, inversioni di marcia,
sbagli di strada. Un poco come guidare a Napoli. Chi non ha mai fatto l’esperienza
difficile possa capire. Un cammino fatto di tanta quotidianità. Praticamente, più
simile alla mia storia. Insomma alle storie della TV, la mia vita non
assomiglia. In quelle storie vere dei cercatori
di Dio, diciamo mi è più facile trovare ispirazione. Soprattutto in quanto
la mia vita è cambiata sicuramente, ma usando
un metro comune, è peggiorata. Questo nella storia vera dei santi si trova. Per
esempio, guardando al reddito. Nessuna lamentela, al contrario, la scommessa ha
previsto una partita ancora in essere che non cambierei mai. La curiosa
quotidianità, mi ha stupito. Ed ecco che entrano in campo le “vecchiette”. Una
figura di fedele parrocchiale che ai sacerdoti, in particolare quelli giovani,
piace tanto dileggiare. Dal lontano millenocentonovantacinque, in ottobre, mese di castagne, quando per la
prima volta rimisi piede in una chiesa, sono state il bersaglio preferito della
satira contro la pratica religiosa da cui distinguersi. “Le vecchiette credono di salvarsi con il Rosario”, “La fede delle
vecchiette”, “La pratica delle vecchiette”, “Come le vecchiette”. Ci sono
altre frasi che ho collezionato in questi anni, coniate per ridicolizzare le
signore d’età che praticano le parrocchie, ma queste bastano a raccontare. Un
frase bellissima che i sacerdoti amano dire, “Chi ve lo ha detto?”, “Dove lo avete imparato?”, quando vogliono
intendere che certe pratiche religiose sono senza senso. Come tutti sanno il
prete che parla dall’altare mica lo puoi contraddire. Se no risponderei per
loro, <<le hanno insegnate i preti come te>>. Se credete che si
possa andare in sacrestia a contraddirli vuol dire che i preti non li
conoscete. Ma scrivere qualcosa per dire quanto siano state per me necessarie
le vecchiette con il Rosario, un bacio alla tecnologia, oggi lo posso fare in
modo pubblico. Forse nessuno lo leggerà, ma almeno è pubblico. Ebbene, riprendendo
il filo della conversione, le cose non sono andate affatto come speravo. Anzi
le vicende personali si ingarbugliarono alquanto. Diciamo tutta la verità,
presi un colpo esistenziale che se fossi stato in mare sarebbe stato un’onda
improvvisa che fa capovolgere la barca. Da annegare, credetemi. I sacerdoti, li
ha scelti il Signore Gesù, che come si sa è maestro, nello scegliere le persone
in modo strano. Per cui da quei tipi strani non è venuto un grande aiuto in
quel momento. Ma dove va un cercatore di
Dio che ha preso una sbandata di fiducia sulla vita e il suo senso? Nel
deserto a ritrovare se stesso! Questo però nelle storie della TV. Dato che sono
un cittadino, il deserto, almeno all’epoca, nemmeno sapevo dove cercarlo, mi
limitai a rifugiarmi in una chiesa, prossimo all’Eucaristia. Ora, come pensate
che sia possibile avere una messa ogni giorno senza le pie anziane signore che
vi partecipano? Impossibile. Già solo per questo, le benedico tutte. Avevo un
grande bisogno di un rapporto sensibile col mio Signore, che non vedevo più, che
mi sembrava smarrito. La Parola della Liturgia e le Sante specie mi permisero
di percepirlo, di sentire una sua presenza sensibile, seppur silenziosa. E come
si fa a parlare con Dio quando non hai più le parole? Con il Rosario.
Indovinate chi ogni giorno anima la bella preghiera mariana nelle parrocchie?
Le vecchiette. E fin qui, siamo nell’aspetto tutto religioso. Sapete come
funziona, se vai a messa tutti i giorni, specialmente se sei giovane, il prete
manco ti fila. Anzi magari pensa che sei uno strano, che è meglio evitare.
Invece le care vecchiette fanno comunità.
E si sa, sono più che mamme, sono nonne. Così in quel momento di
solitudine, dura solitudine, chi mi ritrovai vicino? Indovinato, le vecchiette.
Mettete il loro calore materno, per questo giovanotto che abbassava un poco la
media dell’età, e la preghiera del Rosario per la Mamma Celeste, ne viene fuori
una bella miscela. Per dirla semplice, mi tornò il desiderio di alzare gli
occhi al cielo. Quel calore umano era la possibilità più prossima di ritovare
un senso in quella frase della conversione: “Dio ti ama”. Per non dire del
fatto che alle care donne di età, se le tratti come persone, ti raccontano le
loro storie. Fatte di passioni, sogni, difficoltà, sofferenze. Attraversate con
quelle pratiche religiose ormai demodé,
ma così cariche di senso in anni dove la vita era tanto dura. Così l’età che
avvolge i corpi spesso piegati, appoggiati ad un bastone o al braccio di un’accompagnatrice,
l’età che ha portato alle ossa scricchiolii e bruciori, che ha piegato la pelle
in mille rughe, resi più incerti gli occhi, quell’età che le fa entrare in una
categoria che chissà da quando a forza si vuole considerare marginale, quell’età
lì, ho scoperto essere lo spazio di tempo per la più feconda espressione di
umanità. Non sono in grado di dimostrarlo con una statistica, ma le persone che
da piccoli sono cresciute con i nonni, da adulte sono stabile e consapevoli con un sincero rispetto del prossimo. Per quanto mi riguarda, quelle “vecchiette”,
i loro rosarii, la possibilità di celebrare l’Eucaristia, l’affettuosa
vicinanza, per non dire l’edificante saggezza delle loro storie di vita, sono
state il ponte che mi ha riportato sul cammino della fede, dalla sponda dello
smarrimento. Dopo anni, conservo nel cuore un senso di profonda gratitudine e
sono convinto che il Signore Gesù le benedirà per il bene che ho ricevuto. Ai
sacerdoti, che in genere che ne sottovalutano l’importanza, mi permetto di dire
le vostre omelie sono dei veri e propri sonniferi, ma dove avete studiato? E quando
parlate, mi sia consentito scrivere, lasciate stare le vecchiette, hanno
salvato la mia fede. Grazie care nonne, il Signore vi benedica.
Arturo Lanìa