domenica 12 agosto 2018

C’è sempre qualcuno che resta deluso


C’è sempre qualcuno che resta deluso

Tra gli scaffali della libreria si nota subito. Il formato è quello che usa l’editore Guida, rettangolare, come se il testo allungasse un poco il collo tra la folla di volumi in attesa di lettore. In copertina un frammento del dipinto di Seurat, Une baignade a Asnieres. La scelta è per il soggetto, un tipo al sole con bombetta e cagnolina a seguito. Ma io ci colgo un elemento, un quadro impressionista, macchie di luce e colore, da ricomporre nel loro senso. La mano lo coglie, mossa dall’automatismo della curiosità, al tatto la copertina è un piacere. Il titolo colpisce, come tutto il supporto, C’è sempre qualcuno che resta deluso. La mente muove i suoi passi dietro a pensieri, riflessioni, ricordi. Poi gli occhi si accorgono del sottotitolo, I risvegli di Tramontano e Frida. La pittrice spagnola accostata ad un impressionista? La mente continua a vagare dietro i pensieri, da tanti stimoli attivati,  in quella rete di neuroni che pare che ciascuno abbia, numerosi come le stelle in cielo. Una mente che attiva anche automatismi, come guidare lungo un tragitto senza renderse conto, o più semplicemente sfogliare le pagine del testo che si ha tra le mani, come un mazzo di carte da mischiare. Così viene all’attenzione un rigo a caso: - Cosa significa essere poeta? – Ecco qui che ci sarà la solita retorica fritta, viene da ipotizzare. Così al caso è sostituita l’intenzione, vediamo dove vuole arrivare. Ai due righi di sotto: - La risposta arrivò fulminea, ma con un tono di voce delicato: “Essere poeta non è una mia ambizione. È la mia maniera di stare solo! – Oh! La risposta ha una sua struttura piacevole. Ma perché il punto esclamativo? Vale la pena sfogliare ancora, giusto per capire se quei tre righi sono riusciti così, senza possibilità di ripetersi. Non è necessario andare lontano, il capitolo successivo inizia nella pagina accanto e si intitola – Frida -. Può darsi che si comprenda chi sia la donna del sottotitolo? Una pagina, poi la seguente: - Lui desiderava ad ogni costo la sua isola e sapeva che per trovarla ci voleva qualcosa in più. Per arrivarci era necessario il sogno. – Certo che in questo libro confezionato come una scatola di altri tempi, si incontrano parole croccanti. Ed ecco Frida: - la cucciola meticcia di pelo biondastro e occhi color castagna che producevano sguardi umani. – Ah ecco, la copertina, Tramontano è il protagonista e la cagnetta l’accompagna, ma in cosa? A quel punto la mano non può più riporre il testo sullo scaffale. Il libro deve seguirmi a casa. Seduto in poltrona le pagine vengono sfogliate in ordine, dall’inizio alla fine. Ma alla fine si comprende che questa convenzione poteva essere sovvertita serenamente. I capitoli potrebbero essere novelle, raccolta di racconti, e seppure il finale offre una sorpresa che si lascia a ciascun lettore il gusto di svelarla, potrebbe essere tranquillamente letto dalla fine. O per capitoli scelti. Con il gusto di rileggere più volte singoli capitoli, per ripetere il piacere della prima lettura. Piacere di parole croccanti ho detto sopra. Come patatine fritte, buone come una volta. Un piacere, diciamolo, a cui anche il palato più raffinato non sa sottrarsi, non fosse altro che per il rimando ai ricordi di infanzia che ogni singolo scroch! sa stimolare. Ricordate la madaleine di Proust? O non che io l’abbia letto, né conosco alcuno che l’abbia fatto, ma tutti sanno che sul filo del ricordo stimolato dal sapore del dolcetto, lo scrittore francese costruisce un capolavoro in cinque volumi. Ecco Massimo Luongo, l’autore, è arrivato il momento di citarlo, fa lo stesso con la croccantezza delle sue espressioni. Una storia di ricordi è la struttura del romanzo. Gli ultimi anni dell’amicizia di Tramontano e Guastaferro. Passeggiate, incontri, delusioni. Luoghi dai nomi noti ai napoletani, ma che potrebbero trovarsi ovunque, a Milano,  a Venezia, a Genova, in un piccolo paese di provincia, come di una grande città. Spazi di occasioni di un quotidiano che prende senso dal racconto. Un racconto che risponde al bisogno di senso che tutti hanno per la propria esistenza. I fallimenti fanno la trama della storia dei due amici, che dei falliti non hanno alcuna vocazione. Si tratta del sapore amaro che acquista l’esistenza, quando non vanno più bene gli affari, per via di eventi ingestibili e imprevedibili. O per l’incrinarsi o addirittura sgretolarsi dei rapporti familiari senza un vero perché che possa spiegare tutto. Così solo le parole possono restituire quel necessario senso che a nessuno può mancare per vivere veramente. I due amici sono appassionati della vita e non hanno mai avuto intenzione di abdicare alla sovranità di vivere. Né Guastaferro che nel nome esprime durezza e spirito critico. Né tantomeno il “signor Tramontano”, con un nome che ricorda il vento freddo del nord, ma anche gli sprazzi infuocati del tramonto. Infatti è proprio così, la vita quando declina può appassirti, ma può anche infiammarti di poesia e speranza, a cui il “signor Tramontano” non ha alcuna intenzione di rinunciare. Strumenti irrinunciabili nello scontro quotidiano con gli eventi alienanti. Nel loro spessore i due amici non impediscono a nessuno identificazioni, immedesimazioni o semplici rimandi a riflessioni personali. – C’è chi pensa che l’infelicità non è un’anomalia della vita, ma semplicemente una rappresentazione della sua normalità; questo potrebbe anche essere giusto. La cosa difficile da accettare, è che non si può impedire. – Non si per quale motivo c’è la virgola. Si potrebbero correggere molte espressioni, con la matita rossa correggere i refusi, eppure tutto regge così come è, metafora della perfetta imperfezione dell’esistenza. Questo “signor Tramontano” percorre l’esistenza con la fierezza di tanti, nonostante tutto. Nonostante tutte le imperfezioni. Per queste imperfezioni ogni lettore è libero di ricostruire i propri pensieri, di accostarli, come i propri personali ricordi a cui la mente vaga con lettura. “Il signor Tramontano” ama, da imperfetto, senza pretendere nessuna perfezione, che altro non è che una pretesa ideologica del vivere. La stessa cagnetta, dal nome senza nessuna attinenza con la celebre pittrice, non è un surrogato affettivo di un uomo solo, ma l’espansione senza confini di una capacità di amare che inonda la quotidianità. Così il quotidiano di ricordi può essere sostituito dal lettore dai personali, mentre ripone il libro sulle ginocchia tra una pausa e l’altra di lettura. Magari può trovarci anche le parole che aiutano a ricostruire, a ricordare, a narrare. – Il caffè scendeva lento e denso dalla macchina sbuffante vapore, per scivolare nel candore assoluto della tazzina rovente -. Se si può guardare con occhi così il momento quotidiano per eccellenza, figurarsi la serie di incontri che si fanno sempre, ogni giorno, se si hanno le parole per osservarli, se si ha il cuore per conservarli. Seguendo il sentiero delle parole, anche lo sguardo per il quotidiano familiare può trovare materia di senso. Solo col senso si conquistano spazi di vita, solo le parole che si fanno racconto hanno il potere di dare senso ai frammenti dell’esistenza, che ricomposti diventano storia. Ecco il signor Tramontano, la sua cagnetta Frida, il suo amico Guastaferro che è passato ad altravita, ed ancora tutti gli incontri, le persone vere o immaginarie, le comuni come le estreme, prostitute in cerca di riscatto, barboni poeti, donne in cerca di identità e lo scrittore Pessoa solo immaginato, sono tanti altri attori dei capitoli/novelle del nostro testo. Insieme a sacerdoti gentili, donne in metropolitana, la famiglia Tramontano, con moglie e figlie. La vita con i suoi personaggi/persone di una vita comune, che con le parole gustose e croccanti, come le buone patatine di una volta, prende il suo sapore buono. – Cosa si salverà del mio vissuto? – Si chiede ad un certo punto il “signor Tramontano”. Gli risponde Nick Molise, il barbone poeta: “Io so di lasciare pagine di vita. … un po’ irritanti, un po’ guascone, … irriverenti … Ciò che conta di più è quello che vivo adesso, in equilibrio sul filo del miracolo o sui binari consumati, ma stabili della mia poesia.- Non c’è dubbio, che il senso della vita, per avere corpo ha bisogno della partecipazione di chi la vive. Di strumenti. Della forza delle emozioni, dell’intreccio delle relazioni. Tra le tante cose, i ricordi del “signor Tramontano” hanno questo da insegnare. Nel testo ci sono tante citazioni, canzoni di tempi andati e rimandi a pellicole d’autore. Viene citato è Frank Capra, che tra le sue pellicole, una volta si diceva così, ha - La vita è meravigliosa -. George Bailey, il protagonista, sperimenta il fallimento, ed ha la possibilità di sperimentare come sarebbe il mondo se lui non fosse mai nato. Scopre così che il senso di una vita è nella rete di relazioni che ha intrecciato senza nemmeno esserne consapevole. Ecco, anche a questo può far pensare C’è sempre qualcuno che resta deluso. Marilena, un altro personaggio ai margini del vivere, per via di quella traiettoria verso il basso che fa tramontare ogni esistenza dice: “Non c’è la faccio più,…, questa non è vita. Non ho gli strumenti per sopportarla e se neanche Dio mi vuole aiutare, non mi resta altro che chiuderla qui.” Il signor Tramontano l’ha incontrate per caso, non ha lo spirito del pompiere e nessuna dote da psicologo. Fa un – gesto semplice, quanto disarmante – si interessa a lei. Facendole compagnia, le restituisce le parole che fanno di una parabola matematica, il racconto di un’esistenza e le restituiscono il sapore del senso. Ecco, si potrebbe dire che i “risvegli del signor Tramontano” sono risvegli di senso. Leggere questo libro è una scelta sensata.
                                             Arturo Lanìa