Socrate
era un cretino?
A tutti piace fare una
bella citazione. Diceva quello, diceva quell’altro. Si fa sempre bella figura,
se poi uno cita un filosofo greco, si ferma il respiro. Questo accade per due
ordini di motivi. O si parla con quella massa di cittadini formati negli
istituti tecnici, che di filosofi ne hanno sentito parlare solo in televisione.
Oppure con quella deliziosa elite
che viene dai licei, che immediatamente ricorda il terrore per l’interrogazione
filosofia. Poi un ricordo tira l’altro e si fa l’intera gamma delle
interrogazioni che più facevano paura, tra cui quella materia che ha terrorizzato
tutti, la matematica. A te no? Che poi con il tempo si dimentica pure. Resta
solo l’aritmetica. Addizioni, sottrazioni etc. Elementari. La memoria fa lo
stesso con la filosofia. Di fronte ad una frase del tipo:<<Come disse
Socrate?>>. E che ne so?
Mentalmente è ovvio, fa brutto sembrare ignoranti. La frase a cui penso è una
che circola spesso – So di non sapere -. Mo diciamolo pure, è una frase hit
parade, se anche Socrate era ignorante, allora va bene, siamo assolti tutti. La
questione sta tutta qui. Chi lo ha detto che Socrate lo ha detto? Domanda degna
del film di De Crescenzo. Facciamo una passo alla volta. Socrate, chi era costui? Bho! Platone, questo è conosciuto assai,
ne parla come il suo maestro, ma per gli storici potrebbe averlo inventato.
Allievo di Platone fu Aristotele, altro vip.
Anche lui avrebbe scritto libri che nessuno ha mai visto, pertanto un che di
leggendario caratterizza anche lui. A sua volta fu mentore di Alessandro Magno.
Certamente figura storica, ma da top
ten dei personaggi più per la parte leggendaria che per i fatti certi. Per
cui, già ci troviamo di fronte ad un bel giro di filosofi molto impastati di
leggenda. Certo cose interessanti ne dicevano. Per molti secoli la storia del
pensiero filosofico ha attinto al loro sistema. Capirete che attingere a “so di non sapere” sarebbe stato
difficile. Allora che diceva Socrate? Per la lezione di filosofia rinvio al
web. Circa la frase famosa, una precisazione piccolina. Socrate, o Platone per
lui, si riferiva all’essenza della realtà, che resta invisibile agli occhi.
Nessun elogio dell’ignoranza. Nemmeno un esercizio di umiltà, ma un’indicazione
a non fermarsi al visibile, che rappresenta solo una parte e nemmeno quella
essenziale della realtà. Praticamente il Piccolo Principe di Antoine de Saint Exupéry.
Solo che se uno cita il Piccolo Principe sembra uno limitato, una storiella per
bambini. Socrate, che neanche lo conosce, fa più figura. Eppure la sua frase,
assumerebbe tanto valore in più, coniugata con questa: <<Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è
invisibile agli occhi … L’essenziale è invisibile agli occhi, ripeté il
piccolo principe, per ricordarselo.>>. Farebbe un gran bene al
nostro cervello leggere l’intero brano e poi l’intero libro. Con tutto il
rispetto per Socrate. Ricordo che il Piccolo Principe arriva a questo livello
quando confrontandola con mille altre, tutte uguali, si rende conto che la sua
rosa è unica al mondo. Il suo sguardo è andato oltre e a ha cominciato a
conoscere. Ha visto qualcosa che prima gli era invisibile. Non scappare caro e
forse fantomatico lettore. So di non sapere, ma posso sapere se cambio sistema
di guardare, che mi fa distinguere tra ciò che amo e ciò che nemmeno conosco.
Quindi chi ama conosce e inevitabilmente chi conosce ama. A me pare un bel
passo in avanti. Che pare? Facciamone un altro. Un’altra citazione ci vuole. Le
parole da sole, sono come le persone, rappresentano poco. Insieme ad altre,
anche congiungendosi a distanza di secoli, formano un panorama degno di una
sosta. Il beato
Card. Newman ha scritto: "Io sono
stato creato per fare qualcosa o per essere qualcosa per la quale non è stato
creato nessun altro; occupo un posto nei piani di Dio, nel mondo di Dio, un
posto che non occupa nessun altro … Dio mi conosce e mi chiama per nome … sono
necessario nel mio posto come un Arcangelo nel suo". Qui dentro
trovano posto tutti e due, Socrate e de Saint Exupéry. Ora
ci vuole il gran finale, un altro filosofo. Søren
Kierkegaard, nel suo diario ha scritto:
<< Ciò che costituisce la
serietà dell’amore di Dio è amare, ed essere amato è per Lui una passione>>.
Come è stato possibile arrivare da uno sconosciuto greco a tutto questo? Non lo
so neanche io. Camminando, un passo alla volta. E quella verità che Socrate sapeva
di non conoscere glie la propone il cardinale di Bologna monsignor Caffarra:
<< Questa è la verità della creazione: c’è un Dio che ti vuole e ti
ama e desidera che tu viva con Lui, per sempre>>. No, chiunque fosse, credo che Socrate non fosse un
cretino. Uno che cercava la realtà vera delle cose. E ci è voluto un cammino
per trovare risposte, che ancora spronano. Ad ogni tappa scopriamo di non
sapere, abbastanza. Mi pare però, che il viaggio valga la pena di continuarlo.
Arturo Lanìa