Destra e Sinistra, son tutti uguali.
Mi occorre leggere. Ho del tempo. Certo. Voluto, per
leggere. Sono per strada e mi fermo al “mio posto” dove so che seduto, in
verandina, con teiera e tazza in porcellana, un tè lo pagherò due euro. Gli
aspetti belli di questa città nel golfo mitologico che ancora oggi fa echeggiare
il nome di Parthenope. Chiedo la mia
bevanda e mentre vado ad accomodarmi un altro avventore mi canzona: “Frate’, ma nun è meglio ‘nu spritz, che te arripiglia”. Sorrido, anche sto
fatto che “i fratelli” intriganti li trovi alla mescita di un baretto fa parte
degli aspetti belli delle città. Soprattutto nei suoi quartieri antichi e
popolari. Al tavolo, mi godo il tè mentre leggo e prendo appunti. Un altro
signore arriva svelto, “Un aperitivo a
volo a volo”. Meno esigente di me.
Un bicchiere di plastica, cannuccia, ghiaccio e qualcosa dentro di rosso,
seduto giusto il tempo di due o tre sorsi. Contento va via. Mi fermo con lo
sguardo in aria, pensoso sulle parole appena lette nel mio e-book, che cerco di
memorizzare. Si ferma sulla veranda e ride divertito, un tipo bassetto, di
mezza età, sorridente, allegro, divertito. “Dovete
far la faccia gialla per il fegato che si è fatto tanto”. Fa un gesto con
le mani per simulare un rigonfiamento. Ride di gusto, interloquendo con il
gestore, la moglie e un paio di amici che sono con loro. Penso si tratti di
calcio. Una passione che anima le discussioni da sempre e il divertimento di
sfottere gli sconfitti è sempre gustoso. “Avete
perso. Rosicate. Sempre anti, sempre anti. Mo’ avete avuto la lezione”.
Qualcosa non torna, frasi che non riesco a collocare. In genere lo sfottò è tra
i napoletani che tifano Napoli e quelli, numerosi, che parteggiano per la Juve.
Ma “anti” a chi si riferisce. “Io milito
da giovane. All’Università quante ne ho prese”. Sogghigna compiaciuto,
accompagnandosi con ampi gesti delle mani. “Ma
quante ne ho date”. Ormai è gasato, i ricordi di gioventù lo animano
prepotentemente, insieme alla soddisfazione di un risultato agognato da una
vita. “Ho militato nella Destra Sociale.
Poi per un po’ di anni ho fatto il cattivo…” Ghigna, sempre più divertito e
si guarda intorno. Per un attimo abbassa un poco la voce. “Ordine Nuovo… Questa gente qua…Ma poi ho lasciato” La soddisfazione e il divertimento sono
coinvolgenti, vibra intorno a se stesso fino a che un’onda arriva a me e mi
scappa un sorriso. Ormai è protagonista di questa piccola scena, i suoi amici,
io seduto al tavolino, nel sangue circolano giocosi i ricordi di gioventù.
<<Sono stato paracadutista della
Folgore. Uhà! Sono fiero! L’ho detto a mia moglie: quando muoio, sulla bara mi
deve mettere la bandiera della Folgore. E il tricolore. Il tricolore della
Repubblica di Salò!>> Il petto è gonfio al massimo, così la pancia
che sul corpo basso fa il suo effetto botte. Mi accorgo che è stempiato, pochi
capelli, porta gli occhiali e ha le rughe. Ha molti anni, più di me. Di un
altro tempo, prima del mio. L’onda che mi ha fatto sorridere ha terminato il
suo effetto. Penso “ai giovani che
sbagliarono parte”. Succede. Ma chi lo ha stabilito che quei giovani la
pensino così. Pacificazione è il sogno dei profeti e di quelli del poi. Ma di
quelli del mentre il ricordo fa bollire il sangue di fierezza, di ardore. Di
rivendicazione. <<Mo’ l’avete preso
in quel posto. Che povera femmena quella –Sernacchiana->> Ne storpia
il nome senza intenzione, proprio non se lo ricorda come si chiama. Si capisce
che gli sembra solo un nome buffo, che si presta ad essere citato con
disprezzo. <<Come è che ha detto?!
Le donne un passo indietro?... Come ha detto la Meloni?!...>> Qui
inciampica con le parole, sembra in imbarazzo, pare faccia fatica a dirlo, mima
il gesto che lo stesso “signor Presidente del Consiglio” ha espresso mentre le
pronunciava: <<Le sembra che stia
un passo dietro agli uomini?>>. Ormai è sodisfatto, ed a me pare
stanco, forse l’eccesso di emozione. <<Questa è la Democrazia. Mo’ v’avite sta’ sulo zitte. Mo’ a cummanname
nuje, e va facimme abberè>>. C’è una pausa, anche nella mia testa.
Sto mettendo a fuoco tutte le parole, il senso, quello che mi appiaono, la
prospettiva di pensiero che offrono. <<Va bene, ora vado via, statemi bene>>. Ci ho pensato dopo,
non ha fatto nessun saluto romano. Ci sono cose che appartengono più al
folclore che allo spirito delle cose. Perché la Politica è Spirito, per questo
ha il potere enorme di muovere la Storia. E nella sostanza rende le persone diverse.
A sinistra nessuno penserebbe “ora fate silenzio”? La democrazia è continua
composizione del conflitto. Chiunque ne capisce, sa che le elezioni non si
perdono e non si vincono, quelle espressioni sono solo propaganda. Una
opposizione “in silenzio” è espressione di un paese che opprime una parte che
lo compone. L’idea di governare in Democrazia non prevede “lezioni” alle
opposizioni. Non c’è dubbio, le differenze ci sono. Soprattutto per quella veste
di comunismo che come un tutta per matti da legare si vuole far indossare a chi
pensa il mondo da sinistra. Per questo non commetto l’errore identico di
mettere il fez in testa a tutti quelli che ragionano a destra. Quante volte ho
ragionato con chi militava nel MSI, con distinzione nella visone, ma con lo
stesso ardore e devozione per il sociale, per la gente, per il consorzio
comunitario di una città, di un paese, di un popolo. Non c’è dubbio che l’onorevole
signor Presidente del Consiglio dovrà ribadire agli ardenti di un’epoca sconfitta
dalla Storia e dai valori della Democrazia, che solo a quest’ultima si può
ispirare per governare il paese reale. Ed alla Costituzione che da quella vittoria è stata redatta. I gesti politici
che compirà per mostrare simbolicamente la differenza, saranno necessari a
dimostrare il cambio di spartito. Ma ci saranno grandi temi dove la visione del
futuro di chi governa dovrà trattare fino in fondo con i rappresentanti dei
quella parte del paese che hanno un’altra prospettiva, un’altra visione. Questa
è la via maestra per restare nella traiettoria della Democrazia. Al di fuori di
essa di essa vi sono derive intollerabili, curve paraboliche verso fantasmi del
passato che hanno prodotto solo orrore. Chissà cosa farà veramente Giorgia
Meloni? Chissà se è veramente “un passo avanti agli uomini” per governarli, o è
solo un paravento per un destra degli affari, del potere, dell’assoggettamento.
Ricordo il ventennio. Non quello della prima parte del Novecento. Quello della
fine, quello dei governi Berlusconi. Quanta tristezza, quanti guasti, quanti
amari frutti.