Le
brutte facce di Annalisa
Annalisa è una mia
amica, professoressa di matematica. Ora, con queste caratteristiche, mia amica,
professoressa e di matematica, direte voi, deve avere per forza una brutta faccia. I soliti pregiudizi. In primis, ha un bel viso, poi è dolce, voluta
bene da tutti, una bella persona. Se è amica mia, dato che si dice “dimmi con chi te la fai …”,
allora varrà pure pe’ me, no? A volte la mattina, prima del lavoro, prendiamo
un caffettino insieme. Il tempo è contato, giusto le quattro chiacchiere
canoniche. Sulle cose nostre, fan due, sui fatti del mondo, fa tre, la quarta, sulle cose di Nostro Signore. E sì, cari, le
professoresse di matematica credono in Dio. Non solo loro. Personalmente
conosco chimici, biologi, fisici, medici e medici chirurghi, che credono nel
Padre Eterno. Mica sono una piccola minoranza occasionale. Ad ogni modo,
venerdì passato abbiamo avuto questa conversazione. Le cose nostre, <<Quando
finisci di lavorare? - Dove vai in vacanza?>>. Argomento scontato, dato
il periodo. Le cose del mondo. I genitori di oggi. Terribili, ma da chi avranno
preso? I genitori, non i figli. Sempre irosi, pronti a litigare con tutti, in
nome dei figli. Con delle facce degne dei volti dipinti delle tribù guerriere
di tanti documentari. La storia delle facce ha avuto l'effetto della maddeleine di Proust. Un passo nella memoria verso un ricordo da giovane insegnante.
Anche attualmente è giovane, ma tutti almeno una volta, siamo stati più giovani di adesso. Allora
aveva l’incarico in non so quale paesino, che raggiungeva tutte le mattine con
l’auto. Piuttosto imbronciata. La levataccia mattutina, il viaggio, gli
impegni. La solita miscela che assieme al caffè, beviamo tutte le mattine, da
quando abbandoniamo quell’unico periodo della vita che degnamente merita di
essere chiamato giovinezza, quello spensierato. Un giorno, in un
punto in cui il traffico, di prima mattina, rallentò la marcia, vide la sua
faccia cento volte. No, non ebbe una visione, nemmeno un’allucinazione,
semplicemente fece attenzione alle facce dei conducenti nell'opposta
corsia. Si rese conto che erano tutti, come lei in quel momento, adirati col
mondo. Certe brutte facce scure. Una tale condizione, già di buon mattino, non lascia
presagire una giornata migliore. Annalisa però, come me, è credente. Pensò bene
che non si può credere in Dio e partire così, verso il resto del mondo. Nemmeno
se si hanno da fare tanti chilometri nel traffico al mattino presto. Così prese
la risoluzione di predisporsi a benedire il Signore in ogni circostanza e se possibile anche a
sorridere a chi avrebbe incontrato. Una risoluzione che mantiene ancora oggi, dopo
anni di servizio. Lo so, lo so, i saputi hanno già pensato che se avesse fatto
yoga o un bel corso motivazionale avrebbe potuto arrivare allo stesso stile di
vita. Ora, dato che la lingua e la tastiera le uso per dire quello che penso,
finora, quei cinque o sei che ho incontrato della pratica yoga, tutto sto’
spirito di sorridere non lo avevano. Certo, mica tutti i cristiani hanno questo
atteggiamento. Però Gaetano si. Chi è mo’ stù Gaetano, che gli fischieranno
pure le orecchie? Un mio amico, credente pure lui. Ha il passo svelto, la gente
che lo incontra, sempre sorridente, dice: <<Gaetà’, beato te. Sempre in
forma, senza problemi>>. I fatti suoi certo mica li scrivo qua, ma
elencate i problemi umani, li ha, tutti. E sorride sempre? Anche il passo
svelto, ha mal di schiena e se rallenta rischia di bloccarsi, così si da forza.
Come è che sorride sempre? Gaetano tiene una fede che non si sposta di un
millimetro. Come gli africani. E ne so qualcosa, ho un amico della Costa D’Avorio,
si chiama Stefano. Per la sua storia lasciamo da parte la parola problemi.
Dramma, è un termine più aderente. Mai mi è capitato di vedere sul suo volto
qualcosa in meno di un sorriso e dalla sua bocca mai ho sentito una parola meno
che saggia. Per lui Dio non sbaglia mai. Mai. Padre Rosario, lo devo proprio
nominare. Da tempo vorrei scrivere due parole su di lui. Sorride in modalità
permanente, con l’aggiunta di quell’allegria napoletana che lo porta a dire
sempre una battuta adeguata alla circostanza. Quando incontrai questo
simpatico prete, anche lui una volta è stato più giovane di adesso, mi disse di
essere del Vomero. Nella mia testa, perciò vi capisco a voi giudici pregiudizievoli, subito feci il mio
ragionamento. Vomero, quartiere bene di Napoli, ma che avrà mai avuto a che pensare?
Perciò sta sempre allegro! Poi viene il momento che il Signore mette la lingua
dello stolto nella polvere. Con me poi non ha mai fatto sconti. La storia di
don Rosario di colpi ne è piena. Tanti colpi dolorosi che hanno scolpito nel
suo cuore un amore immodificabile per Nostro Signore Gesù. Tiriamo le somme,
tante brutte facce per i problemi, tante belle facce per amore. Lo so anche io
che c’è gente che può restare impassibile ai dolori della vita. Ma innamorati
di Dio è un altro livello dello spirito. Il mio elenco in realtà è più lungo,
per tanto posso rilevare una caratteristica comune a tutti loro. Questa
allegria si accompagna sempre all’umiltà. Fateci caso, quelli che nelle chiese
e chiesette che hanno la faccia tirata, se la pensano pure. L’umiltà è
una grande protezione per il cuore. Siate
come me, miti e umili di cuore. Così ha lasciato detto Nostro Signore.
Penso proprio che contemplare questo “suo Sacro Cuore” che batte come il
nostro, anzi, batte per il nostro cuore, in accordo con il nostro battito,
aiuti a trovare la via della spiritualità dell’umiltà. Per sorridere, come i
miei amici che sanno che Dio è Amore. E se non credete al mio racconto, fate caso da voi. Alla vostra brutta faccia, eventualmente e a quella di chi vi sorride indipendentemente dalle circostanze. Abbiate il coraggio di chiedere, ma tu che sorridi, credi davvero che Dio ti ama? Penso che più o meno risponderà così: <<Il suo cuore batte per me. Non senti? Questo è il suo battito>>.
Arturo Lanìa
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