domenica 23 luglio 2017


Le brutte facce di Annalisa

Annalisa è una mia amica, professoressa di matematica. Ora, con queste caratteristiche, mia amica, professoressa e di matematica,  direte voi, deve avere per forza una brutta faccia. I soliti pregiudizi. In primis, ha un bel viso, poi è dolce, voluta bene da tutti, una bella persona. Se è amica mia, dato che si dice “dimmi con chi te la fai …”, allora varrà pure pe’ me, no? A volte la mattina, prima del lavoro, prendiamo un caffettino insieme. Il tempo è contato, giusto le quattro chiacchiere canoniche. Sulle cose nostre, fan due, sui fatti del mondo, fa tre, la quarta,  sulle cose di Nostro Signore. E sì, cari, le professoresse di matematica credono in Dio. Non solo loro. Personalmente conosco chimici, biologi, fisici, medici e medici chirurghi, che credono nel Padre Eterno. Mica sono una piccola minoranza occasionale. Ad ogni modo, venerdì passato abbiamo avuto questa conversazione. Le cose nostre, <<Quando finisci di lavorare? - Dove vai in vacanza?>>. Argomento scontato, dato il periodo. Le cose del mondo. I genitori di oggi. Terribili, ma da chi avranno preso? I genitori, non i figli. Sempre irosi, pronti a litigare con tutti, in nome dei figli. Con delle facce degne dei volti dipinti delle tribù guerriere di tanti documentari. La storia delle facce ha avuto l'effetto della maddeleine di Proust. Un passo nella memoria verso un ricordo da giovane insegnante. Anche attualmente è giovane, ma tutti almeno una volta,  siamo stati più giovani di adesso. Allora aveva l’incarico in non so quale paesino, che raggiungeva tutte le mattine con l’auto. Piuttosto imbronciata. La levataccia mattutina, il viaggio, gli impegni. La solita miscela  che assieme al caffè, beviamo tutte le mattine, da quando abbandoniamo quell’unico periodo della vita che degnamente merita di essere chiamato giovinezza, quello spensierato. Un giorno, in un punto in cui il traffico, di prima mattina, rallentò la marcia, vide la sua faccia cento volte. No, non ebbe una visione, nemmeno un’allucinazione, semplicemente fece attenzione alle facce dei conducenti nell'opposta corsia. Si rese conto che erano tutti, come lei in quel momento, adirati col mondo. Certe brutte facce scure. Una tale condizione, già di buon mattino, non lascia presagire una giornata migliore. Annalisa però, come me, è credente. Pensò bene che non si può credere in Dio e partire così,  verso il resto del mondo. Nemmeno se si hanno da fare tanti chilometri nel traffico al mattino presto. Così prese la risoluzione di predisporsi a benedire il Signore in ogni circostanza e se possibile anche a sorridere a chi avrebbe incontrato. Una risoluzione che mantiene ancora oggi, dopo anni di servizio. Lo so, lo so, i saputi hanno già pensato che se avesse fatto yoga o un bel corso motivazionale avrebbe potuto arrivare allo stesso stile di vita. Ora, dato che la lingua e la tastiera le uso per dire quello che penso, finora, quei cinque o sei che ho incontrato della pratica yoga, tutto sto’ spirito di sorridere non lo avevano. Certo, mica tutti i cristiani hanno questo atteggiamento. Però Gaetano si. Chi è mo’ stù Gaetano, che gli fischieranno pure le orecchie? Un mio amico, credente pure lui. Ha il passo svelto, la gente che lo incontra, sempre sorridente, dice: <<Gaetà’, beato te. Sempre in forma, senza problemi>>. I fatti suoi certo mica li scrivo qua, ma elencate i problemi umani, li ha, tutti. E sorride sempre? Anche il passo svelto, ha mal di schiena e se rallenta rischia di bloccarsi, così si da forza. Come è che sorride sempre? Gaetano tiene una fede che non si sposta di un millimetro. Come gli africani. E ne so qualcosa, ho un amico della Costa D’Avorio, si chiama Stefano. Per la sua storia lasciamo da parte la parola problemi. Dramma, è un termine più aderente. Mai mi è capitato di vedere sul suo volto qualcosa in meno di un sorriso e dalla sua bocca mai ho sentito una parola meno che saggia. Per lui Dio non sbaglia mai. Mai. Padre Rosario, lo devo proprio nominare. Da tempo vorrei scrivere due parole su di lui. Sorride in modalità permanente, con l’aggiunta di quell’allegria napoletana che lo porta a dire sempre una battuta adeguata alla circostanza. Quando incontrai questo simpatico prete, anche lui una volta è stato più giovane di adesso, mi disse di essere del Vomero. Nella mia testa, perciò vi capisco a voi giudici pregiudizievoli, subito feci il mio ragionamento. Vomero, quartiere bene di Napoli, ma che avrà mai avuto a che pensare? Perciò sta sempre allegro! Poi viene il momento che il Signore mette la lingua dello stolto nella polvere. Con me poi non ha mai fatto sconti. La storia di don Rosario di colpi ne è piena. Tanti colpi dolorosi che hanno scolpito nel suo cuore un amore immodificabile per Nostro Signore Gesù. Tiriamo le somme, tante brutte facce per i problemi, tante belle facce per amore. Lo so anche io che c’è gente che può restare impassibile ai dolori della vita. Ma innamorati di Dio è un altro livello dello spirito. Il mio elenco in realtà è più lungo, per tanto posso rilevare una caratteristica comune a tutti loro. Questa allegria si accompagna sempre all’umiltà. Fateci caso, quelli che nelle chiese e chiesette che hanno la faccia tirata, se la pensano pure. L’umiltà è una grande protezione per il cuore. Siate come me, miti e umili di cuore. Così ha lasciato detto Nostro Signore. Penso proprio che contemplare questo “suo Sacro Cuore” che batte come il nostro, anzi, batte per il nostro cuore, in accordo con il nostro battito, aiuti a trovare la via della spiritualità dell’umiltà. Per sorridere, come i miei amici che sanno che Dio è Amore. E se non credete al mio racconto, fate caso da voi. Alla vostra brutta faccia, eventualmente e a quella di chi vi sorride indipendentemente dalle circostanze. Abbiate il coraggio di chiedere, ma tu che sorridi, credi davvero che Dio ti ama? Penso che più o meno risponderà così: <<Il suo cuore batte per me. Non senti? Questo è il suo battito>>.
                                                                                Arturo Lanìa


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