Gli alberi di Nonno Gaetano
Dico
sempre che passeggiare fa bene. Anche alla mente. Certo il moto, ma mi
riferisco soprattutto alle persone che si incontrano in cammino, alle
conversazioni che si fanno. In genere passeggio con alcuni amici, tra cui il
buon Gaetano. Ha nel sangue sane origini cilentane, da un suo parente mi arriva
a Natale un vino speciale. Questo particolare dna lo rende attento a questioni
di saggezza, si sa i paesani sono più
saggi, che gli meritano l’appellativo di
Nonno Gaetano. Il suo incipit nel raccontare le cose è: <<Lo so, lo so, solo che non mi ricordo>>.
Effettivamente se deve elencare nomi o date proprio non gli riesce. Ma in
quanto a racconti saggi, gli riesce bene, anche senza accorgersene. Domenica mi
ha parlato degli alberi che costeggiano la strada che lo porta al lavoro, nell’area
del nolano. Dal lato che fanno una teoria di rami lungo lo scorrimento delle
auto, gli alberi hanno piegato le loro appendici a modo di gomito. Un fatto
impressionante, che testimonia la particolare intelligenza di queste emergenze
vegetali. A tal proposito gli è venuto in mente un documentario, <<L’ho visto, ma non mi ricordo dove, né
come si chiama il professore che spiegava>>, sull’intelligenza degli
alberi. Pare che l’anonimo scienziato spiegò che gli alberi “pensano”, in
quanto sono in grado di attuare strategie per far fronte alle insidie del
clima, alle asprezze del terreno, agli assalti degli animali. Addirittura fanno
fronte comune contro i parassiti. Insomma, il documentarista concludeva “gli
alberi affrontano le più dure battaglie restando fermi”. Da sola questa
frase regge un’intera filosofia di vita, di ispirazione zen. Infatti, mentre
Nonno Gaetano raccontava, la memoria mi è andata indietro ad un’altra storia,
che imparai molti, ma davvero molti anni fa. Da adolescente ho fatto come sport
le arti marziali. Mi sarebbe piaciuto fare salti volanti, spaccare tavolette,
acquisire lo sguardo da falco, ma in verità oltre a tenermi in forma ero
davvero una schiappa. Proprio l’idea di usare la forza contro qualcuno, mi è
sempre riuscita difficile. In compenso, imparai questa storia. Una sera,
avevano esposto in palestra un cartellone bristol, su cui, chissà chi, si era
divertito a raccogliere figure e racconti di saggezza orientale. Nella storia,
si racconta di un famoso maestro allevatore di galli da combattimento e del suo
apprendista. Un giorno i due vanno al mercato dei bellicosi gallinacei, per
arricchire la loro scuderia di animali da gara. Tra tutti spicca un uccello
davvero notevole, che esprime tutta la sua fiera energia, agitando le ali e
gonfiando il petto. Che è un campione nato, lo si comprende subito e per quanto
l’allevatore tratti, il prezzo che paga è alto. Di certo si rifarà con le
scommesse. Per questo, il suo apprendista si aspetta che al prossimo incontro
sarà messo subito in campo. Quando lo vanno a prendere, nella sua gabbia sta ancora
sprizzando energia, ma l’allevatore ne sceglie un altro. L’apprendista, stupito,
non osa chiedere, sa che al maestro non piacciono le domande. La scena è
destinata a ripetersi per settimane. Ogni volta che vanno a prendere il gallo,
questi si mette in evidenza per la sua grinta, agitandosi, emettendo vigorosi
chiccirichi, gonfiando il petto, aprendo le ali. Eppure, il maestro continua a
sceglierne altri. Col tempo, il gallo comincia man mano a calmarsi. Finché, un
giorno lo trovano nella gabbia completamente fermo. A quel punto il giovane e
inesperto apprendista non resiste e commenta: <<Maestro abbiamo aspettato troppo. Ormai il gallo ha esaurito la sua energia>>.
Compiaciuto, il maestro allevatore dice: <<Ora è pronto>>. Al
suo primo incontro, il gallo entrò nell’agone contro un gallinaceo che
sollevava molto terreno. Lo abbatté al primo colpo, restando praticamente
immobile. Fu vittorioso su tutte le gli incontri che affrontò. Muovendosi
sempre solo quel tanto necessario a colpire mortalmente il suo avversario. Per
quanto questa conclusione sia un racconto fin troppo cruento, per un pacifico
come me, una simile immagine mi è rimasta impressa positivamente. Se devo dirla
tutta, all’epoca sbottai un poco: <<Ma
che significa questa storia?!>>. Ero adolescente, mi piaceva farmi
notare e agitarmi. Questa morale sulla calma, davvero non me la sorbivo. Il
racconto però ha avuto la forza di farsi ricordare. Ed oggi :<<Ora è pronto>>, fa coppia con:
<<Combattono le più dure battaglie
stando fermi>>. Alla fine, si sa, finisco sempre per pensare a Gesù.
Lo penso a terra, nel deserto, fermo per lo sfinimento di quaranta giorni di
digiuno, sfidato dal suo avversario,
sul piano materiale e morale. Oppure penso alla sua fine, inchiodato sulla più
barbara forma di supplizio, innocente ed inerme. Da fermo, immobile, ha
combattuto e vinto la più aspra battaglia. Questo tipo di racconti nella mia
mente prendono il loro spazio di senso dall’esito dell’esperienza. Penso alle
battaglie che ho perduto per essermi agitato come il gallinaceo. E come gli
alberi sulla strada, penso alla forma che ho acquistato modellandomi
pazientemente allo scorrere di tante vicende avverse. Davanti a me sta l’esperienza
della preghiera di meditazione, che ogni giorno mi apre alla visione di come la
mano di Dio ha protetto la mia vita. Compongo nei ricordi i tanti episodi di un’esistenza
che svelano i loro insegnamento con queste chiavi di lettura. In questa calma
impregnata dalla fiducia in Dio e dalle sapienza di tante cose sofferte, trovo
il senso ordinato di agire nella vita. Ogni giorno vedo, che le battaglie si combattono stando fermo. Come
gli alberi di Nonno Gaetano.
Arturo Lanìa
Nessun commento:
Posta un commento