martedì 7 marzo 2017

Gli alberi di Nonno Gaetano
Dico sempre che passeggiare fa bene. Anche alla mente. Certo il moto, ma mi riferisco soprattutto alle persone che si incontrano in cammino, alle conversazioni che si fanno. In genere passeggio con alcuni amici, tra cui il buon Gaetano. Ha nel sangue sane origini cilentane, da un suo parente mi arriva a Natale un vino speciale. Questo particolare dna lo rende attento a questioni di saggezza, si sa i paesani sono più saggi,  che gli meritano l’appellativo di Nonno Gaetano. Il suo incipit nel raccontare le cose è: <<Lo so, lo so, solo che non mi ricordo>>. Effettivamente se deve elencare nomi o date proprio non gli riesce. Ma in quanto a racconti saggi, gli riesce bene, anche senza accorgersene. Domenica mi ha parlato degli alberi che costeggiano la strada che lo porta al lavoro, nell’area del nolano. Dal lato che fanno una teoria di rami lungo lo scorrimento delle auto, gli alberi hanno piegato le loro appendici a modo di gomito. Un fatto impressionante, che testimonia la particolare intelligenza di queste emergenze vegetali. A tal proposito gli è venuto in mente un documentario, <<L’ho visto, ma non mi ricordo dove, né come si chiama il professore che spiegava>>, sull’intelligenza degli alberi. Pare che l’anonimo scienziato spiegò che gli alberi “pensano”, in quanto sono in grado di attuare strategie per far fronte alle insidie del clima, alle asprezze del terreno, agli assalti degli animali. Addirittura fanno fronte comune contro i parassiti. Insomma, il documentarista concludeva “gli alberi affrontano le più dure battaglie restando fermi”. Da sola questa frase regge un’intera filosofia di vita, di ispirazione zen. Infatti, mentre Nonno Gaetano raccontava, la memoria mi è andata indietro ad un’altra storia, che imparai molti, ma davvero molti anni fa. Da adolescente ho fatto come sport le arti marziali. Mi sarebbe piaciuto fare salti volanti, spaccare tavolette, acquisire lo sguardo da falco, ma in verità oltre a tenermi in forma ero davvero una schiappa. Proprio l’idea di usare la forza contro qualcuno, mi è sempre riuscita difficile. In compenso, imparai questa storia. Una sera, avevano esposto in palestra un cartellone bristol, su cui, chissà chi, si era divertito a raccogliere figure e racconti di saggezza orientale. Nella storia, si racconta di un famoso maestro allevatore di galli da combattimento e del suo apprendista. Un giorno i due vanno al mercato dei bellicosi gallinacei, per arricchire la loro scuderia di animali da gara. Tra tutti spicca un uccello davvero notevole, che esprime tutta la sua fiera energia, agitando le ali e gonfiando il petto. Che è un campione nato, lo si comprende subito e per quanto l’allevatore tratti, il prezzo che paga è alto. Di certo si rifarà con le scommesse. Per questo, il suo apprendista si aspetta che al prossimo incontro sarà messo subito in campo. Quando lo vanno a prendere, nella sua gabbia sta ancora sprizzando energia, ma l’allevatore ne sceglie un altro. L’apprendista, stupito, non osa chiedere, sa che al maestro non piacciono le domande. La scena è destinata a ripetersi per settimane. Ogni volta che vanno a prendere il gallo, questi si mette in evidenza per la sua grinta, agitandosi, emettendo vigorosi chiccirichi, gonfiando il petto, aprendo le ali. Eppure, il maestro continua a sceglierne altri. Col tempo, il gallo comincia man mano a calmarsi. Finché, un giorno lo trovano nella gabbia completamente fermo. A quel punto il giovane e inesperto apprendista non resiste e commenta: <<Maestro abbiamo aspettato troppo. Ormai il gallo ha esaurito la sua energia>>. Compiaciuto, il maestro allevatore dice: <<Ora è pronto>>. Al suo primo incontro, il gallo entrò nell’agone contro un gallinaceo che sollevava molto terreno. Lo abbatté al primo colpo, restando praticamente immobile. Fu vittorioso su tutte le gli incontri che affrontò. Muovendosi sempre solo quel tanto necessario a colpire mortalmente il suo avversario. Per quanto questa conclusione sia un racconto fin troppo cruento, per un pacifico come me, una simile immagine mi è rimasta impressa positivamente. Se devo dirla tutta, all’epoca sbottai un poco: <<Ma che significa questa storia?!>>. Ero adolescente, mi piaceva farmi notare e agitarmi. Questa morale sulla calma, davvero non me la sorbivo. Il racconto però ha avuto la forza di farsi ricordare. Ed oggi :<<Ora è pronto>>, fa coppia con: <<Combattono le più dure battaglie stando fermi>>. Alla fine, si sa, finisco sempre per pensare a Gesù. Lo penso a terra, nel deserto, fermo per lo sfinimento di quaranta giorni di digiuno, sfidato dal suo avversario, sul piano materiale e morale. Oppure penso alla sua fine, inchiodato sulla più barbara forma di supplizio, innocente ed inerme. Da fermo, immobile, ha combattuto e vinto la più aspra battaglia. Questo tipo di racconti nella mia mente prendono il loro spazio di senso dall’esito dell’esperienza. Penso alle battaglie che ho perduto per essermi agitato come il gallinaceo. E come gli alberi sulla strada, penso alla forma che ho acquistato modellandomi pazientemente allo scorrere di tante vicende avverse. Davanti a me sta l’esperienza della preghiera di meditazione, che ogni giorno mi apre alla visione di come la mano di Dio ha protetto la mia vita. Compongo nei ricordi i tanti episodi di un’esistenza che svelano i loro insegnamento con queste chiavi di lettura. In questa calma impregnata dalla fiducia in Dio e dalle sapienza di tante cose sofferte, trovo il senso ordinato di agire nella vita. Ogni giorno vedo, che le  battaglie si combattono stando fermo. Come gli  alberi di Nonno Gaetano.

                                                                                              Arturo Lanìa

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