domenica 26 febbraio 2017

Poi dici che uno si butta su mammona
Un grande comico del secolo scorso, Antonio De Curtis, in arte Totò,  monarchico convinto, divertiva il suo pubblico con battute tipo: <<Poi dici che uno si butta a sinistra>>. Facendo ridere, diceva che quando è troppo è troppo, comunque, anche se uno ci crede. Certo sulla questione della fede voglio andare a parare. Quella dovuta a Gesù e ai suoi insegnamenti. Diciamolo, tutto sommato la vita in una parrocchia, col catechismo, i canti e qualche volta un poco di teatro, tutto sommato è piacevole, si passa volentieri il tempo. La fede, la dai di cuore. I problemi sorgono quando ti vogliono proporre gli insegnamenti di Gesù come modo di vivere. All'inizio, fare del bene, amore al prossimo, buon samaritano, vanno giù abbastanza facilmente. Ci vuole sempre un poco di impegno e pure un poco di soldi. Mettiti a disposizione per fare i pacchi della Caritas, fai visita a qualche ammalato, fai l’elemosina, un po’ ti costa. Ma alla fine i vantaggi ci sono, uno si sente bene. Proprio per questo dico io, da dove viene la necessità di forzare la mano? Dall'amore al prossimo si passa all'amore al nemico. Vorrei dire, ne-mi-co. Una cosa che non si capisce proprio da dove la si va a pescare. Ad ogni buon conto, si va in chiesa proprio per la qualità di essere gente per bene, quindi sta storia dei nemici è un’esagerazione senza grosse conseguenze. Qualche persona antipatica, qualche vicino intollerabile, un coniuge un poco pesante. Ma basta non dare a nessuno troppo spago, le cose vanno. In effetti la confessione serve a questo, ti sfoghi di tutti i peccati che gli altri commettono nei tuoi confronti e stai a posto. Appena ti sei assestato, si ricomincia, con quello che tutti oramai chiamano “il Discorso della Montagna”. Che poi sta montagna la vorrei proprio vedere. Come si fa a sentire uno che ti parla dall'alto? E poi per dirti, beati afflitti e poveri? Sfido io che dopo sono andati tutti via. Ma come dico io, uno fa tanto per cercare di stare un poco bene, e tutte le durezze della vita diventano un modello dell’esistenza?   Passi tutto, ma la questione dei soldi no! Vorrei vedere quando arrivano le bollette, o qualche malattia. Ed anche le cose belle. Arriva l’estate, tutti in vacanza, e uno senza una lira a casa a leggere? Magari proprio “il Discorso della Montagna”? Poi dice che uno si butta su mammona. Oggi la traduzione aggiornata ha sostituto – mammona - con – ricchezza -. <<Non potete servire Dio e la ricchezza. Amerete uno e odierete l’altro>>. Mai mi sono piaciute le cose troppo nette. Cosa fa Gesù? Anzi, cosa dice? Uno lo amerete e l’altro lo odierete. Dire è molto peggio che fare, molto di più. Uno fa una cosa, resta affar suo. Se invece la dice, magari da una montagna, poi diventa affare di chiunque lo ascolti. Ti attraversa la mente, passa all’anima e finisce con l’interpellarti in prima persona. Chi voglio amare? Il pasticcio ormai è fatto. Appena ti fai una domanda, vengono subito le altre. A me il denaro piace. Ne ho poco, ma quel poco piace.  Cosa voleva dire Gesù? Eccola la domanda pericolosa. Se non ti importa molto di qualcuno non cerchi di capirlo quando ti parla. Ma se ci tieni. Certo mica mi domando cosa vuol dirmi il denaro? Quindi il mio cuore parteggia per una direzione. E il cuore prima o poi prende il comando. Assecondiamolo, cerchiamo di capire. Certo si potrebbe pensare che comprendere sia sinonimo di manipolare. L’esperienza mi insegna che per fare una tisana con l’acqua calda, ho imparato che l’effetto con l’acqua che bolle è diverso dall’acqua bollente. Che l’infusione può essere di due minuti, di tre o di sette, per ottenere esiti distinti. Per non dire in cucina, mettere qualcosa nell’olio caldo può voler dire appassirlo, soffriggerlo, friggerlo. Se per azioni apparentemente semplici e ovvie, i termini chiariscono le azioni e il risultato, posso a ragion veduta chiedermi cosa significa quello che chiede Gesù? Ormai l’ho imparato che la Bibbia è un libro con tanti libri, che vanno considerati tutti. Le belle frasi sono per i cioccolatini. Gesù parla pensando ad una storia. Quella che inizia con Lui il Padre e lo Spirito Santo che fanno l’uomo e la donna, nudi. Così era all’inizio. Una nudità divergente da quelle delle bestie, che vestirle è inutile . Una nudità fatta della povertà di chi possiede tutto. La Trinità pensa a tutto, ad ogni bene e ad ogni male. Con Gesù si va sempre a finire in questo modo. Il tono diventa serio. Si finisce sempre col ragionare confrontando da un lato l’amore di Dio e dall’altro noi esseri umani che per voler far nostro il bene e il male, ci troviamo in questo viaggio che si chiama vita. Molti vorrebbero fare a meno di Dio per farlo, il viaggio intendo. Ed anche per avere lo spazio per farsi dio. Si sa, quello è un posto unico e finché resta occupato si resta sotto. Poi ci sono quelli come me, appena cominci a dire che Dio ti ha fatto per amore, sentono il desiderio di capire di più questa relazione, questa promessa.  Nella Bibbia questo c’è, il racconto di questa relazione, di questa promessa. Non per niente la chiamano niente meno “la Parola di Dio”. Non è che la scritta Lui o la ha dettata a qualcuno. Si tratta di tutte le storie di certi tipi che hanno avuto a che fare con Lui in modo diretto, quindi lo conoscono abbastanza. Quei personaggi, come Abramo, che pure ha molti beni, si mette in viaggio per inseguire l’eco della voce che gli parla dentro. Giacobbe che a quella voce affida il suo destino e lotta con essa fino in fondo. Re Davide, che partito da pastorello diventa re leggendario, ma a quella voce resta sempre obbediente, sopportando ogni cosa, nemici, povertà e tradimenti, anche quello del figlio. Questi personaggi qui fanno impressione. Di imitarli difficile venga in mente, però impressionano. Un ragionamento te lo fanno pur sempre fare. Da che dipende la vita che ho? L’ho detto che le domande vengono una dietro l’altra. Potrei pensare, dalle mie sole forze. Ma l’esperienza svela tutte le situazioni della vita che smentiscono clamorosamente questa pretesa. Quante volte ho nominato l’esperienza. Conta moltissimo per un buon rapporto con Dio. Tutti quei personaggi di cui sopra hanno imparato un poco alla volta l’amicizia con Dio. Inciampando molte volte, e imparando dagli errori. Questo modo di fare si chiama appunto esperienza. Allora se la mia vita dipende da Dio, come mi insegna l’esperienza, cosa dovrebbe spingermi ad amare il denaro? Provo piacere a comprare qualcosa che desidero, che poi sono piccole cose. Anche questi piaceri condiscono la vita. Ed infatti il buon Dio me li concede. Ma quello che da valore ad esistere è fatto di relazioni, di amicizia, di fede di amore. Roba che il denaro non la compra. Avere una retta coscienza, la capacità del discernimento, nessuna passione che spinge a sopraffare l’altro, queste condizioni sono necessarie da realizzare per sperimentare una vita di senso compiuto. Nemmeno queste compra il denaro. Quando una Sua parola ti arriva, puoi giocarci a lungo, ma prima o poi prende forma una coscienza delle cose. Si va a lavorare per avere il denaro per vivere. <<L’operaio ha diritto al suo salario>>. Lo scrive San Paolo e la Chiesa lo proclama come parola di Dio. Anzi nel Catechismo dice chiaro e tondo che chi non riconosce il salario a chi lavora commette un peccato contro Dio. Ancora San Paolo scrive chiaro chiaro, <<Chi non vuol lavorare neppure mangi>>.  Questa storia del denaro si capisce un poco meglio. Amare il soldo è il caso di evitarlo. Le conseguenze sono disastrose. Amare la povertà, lo lascio fare a San Francesco o a Madre Teresa, che a questo furono chiamati per entrare nel novero di quei personaggi che aiutano Dio a interpellare il cuore dell’uomo. Gli altri imparino a rispondere alla propria vocazione. Anche questo è scritto nella bibbia. Nella vita possiamo percorrere molte strada, e posso scriverlo, tutte sbagliate. La via giusta è sempre una sola. Quando la imbocchi, la percorri tutta. La storia personale è su quella strada che prende forma.  Nei fatti tuoi allora cominci a confrontarti con quanto Gesù insegna. Continuamente prendendo senso da quello che si vive. Parola ed esperienza. Nel compiersi di una vocazione stanno insieme. Visto che il tono è diventato serioso, confesso qualche pianto fatto in passato. <<Signore, Signore, mostrami la strada, che devo fare>>. Come piangevo. Speravo si commuovesse ed esaudisse la lista dei miei desideri. Al contrario sono venuti dolore e sofferenza. Proprio li dentro, in quelle situazioni, di cose ne ho imparate. E ho cominciato a rispondere, a distinguere, a capire. Davanti a Gesù puoi restare semplice, mai stupido. Mammona o ricchezza, potere o superbia. Comunque lo si chiami è il desiderio di governare il destino con le proprie passioni. Al contrario Gesù chiede di affidarglielo, mettendo in pratica, secondo la propria vocazione, quello che qualcuno ha scritto per Lui. Anzi, per noi. Per darci l’opportunità di conoscerlo in noi. Ecco che è davvero bello fare  i pacchi in parrocchia per i poveri, visitare gli ammalati, fare l’elemosina e pregare. Si sta costruendo un destino con Gesù vivo. Parola, preghiera esperienza. Uno lo dice che il denaro piace, ma l’amore è meglio darlo a Gesù.

                                                                                                          Arturo Lanìa

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