domenica 12 febbraio 2017

Mario o Maria?

Quale differenza tra Mario e Maria? Si sa, questa è un’epoca per cui “o” e “a” “pari son”. Eppure, già a pronunciarli da soli, la differenza si vede tutta, come si dice, “un abisso”. Nella scrittura si aggiunge la “h”, che come si sa non produce onde sonore, così a dire – Ah -, dopo il racconto di un fatto, si vuol far capire che in effetti  desta una modesta sorpresa,  c’era da aspettarselo. A dire – Oh –, al contrario, si esprime meraviglia. Persino una nota pubblicità lo usa come slogan dello stupore per il prodotto promosso. Se le mettiamo alla fine di un nome le due vocali fanno altrettanta differenza? Ad esempio chi viene in mente con Mario e Maria? Il primo è il nome che si può dare a  quel tipo di personaggi, che nella vita pratica di tutti i giorni, aiutano a risolvere i problemi. Quelli seri, intendo. Totò diceva “la salute prima di tutto”. Mario è proprio quello che vi aiuta a saltare la lista di attesa per una visita medica, o a trovare il posto in ospedale, o a parlare col medico affinché faccia una tariffa che uno si può permettere. Poi Mario li conosce tutti, a scendere, dal medico, all'infermiere, a quello delle pulizie.  Sa sempre con chi parlare. Dopo la salute, il problema dei problemi è il lavoro. L’amico Mario in questo caso è un santo patrono. Sa tutto, il concorso di cui nessuno è a conoscenza, qualche volta sa del concorso persino prima del ministro. Sa che titoli vanno presi per fare il punteggio giusto, dove andare a fare quel corso che ti permette la formazione, che ti permette il punteggio, che ti permette di salire in graduatoria. Come sopra, conosce tutti, a salire, uscieri, impiegati, funzionari, membri di commissione. Per aiutarti parla con tutti, così prima o poi il lavoro te lo trova. Anche quando non ci credi tanto e vuoi fare di tuo, Mario si dimostra saggio e paterno,  ti lascia fare. Garantendoti che se l’esperienza ti dimostra che da solo proprio non puoi, lui una mano te la darà sempre. Una volta Mario era utilissimo anche per il servizio di leva. Conosceva proprio tutti, dal furiere al generale, anche se quest’ultimo contava poco. Oggi Mario serve ancora, ma per farlo di carriera, il militare, anziché evitarlo. I tempi cambiano. Eppure Mario resta sempre un caposaldo per i problemi della vita quotidiana. Giusto, esprimergli riconoscenza.  Chi non ha un Mario ad aiutarlo, a chi può chiedere? Capito cosa può fare Mario, ora resta da capire cosa può fare Maria?
Dal lontano millenovecentonovantasei  ho cominciato ad imparare ad essere mariano. Scorso secolo, scorso millennio, le torri di New York erano in piedi e nessuno pensava potesse accadere che le abbattessero. Davvero un’altra epoca. Per mariano intendo devoto alla Madre di Gesù, la Santa Vergine. Si, proprio la Donna che si prega contando sui grani del Rosario le Ave Marie a lei dedicate. La Donna Celeste, che a Guadalupe apparve a  Juan Diego Cuauhtlatoatzin, a Lourdes a Bernadette, a Fatima a Lucia e ai due cuginetti Francisco e Giacinta, per dire i casi più noti.  Medjugorie non è in elenco, attendiamo il responso. Posso aggiungere Pompei, dove non è mai apparsa, eppure si va a venerarla con lunghi pellegrinaggi a piedi. In questo santuario, come in altri, si trovano una quantità di testimonianze di grazie ricevute, espresse con gli ex voto. Ci si rivolge a Lei per la salute, malattie gravi, incidenti mortali, richieste di gravidanze, aiuto per le malformazioni dei nati. E per il resto, il lavoro, il superamento di un esame, il conseguimento di una laurea, magari proprio da medico per aiutare nei casi da lei patrocinati, chissà? Per un matrimonio. Per necessità spirituali, la conversione di una persona cara, da un vizio, da cattive compagnie, dall'ateismo.  Ci saranno anche quelli che non sono stati ascoltati, non dico di no, lascio aperta questa ipotesi. Certo sono noti, quelli che sono stati aiutati. I nomi sono lì, i casi sono rappresentati. La tesi di laurea esposta, la prima busta paga portata in beneficenza, il matrimonio affidato a Lei  è vissuto con pellegrinaggio annuale di ringraziamento. Il figlio nato, il bambino con handicap accettato, accudito, amato, ormai diventato adulto, anche lui in pellegrinaggio per ringraziare della vita avuta in dono. Infatti si ringrazia per  le malattie guarite e per quelle accettate.   Tutto documentato, tutto esperibile.  Certo per molti ci sono volute attese, lunghe preghiere, offerte di voto devozionale. Per altri è bastato mettersi in ginocchio, con umiltà e fiducia, con lo slancio del cuore in abbandono filiale, per vedere la Mamma Celeste adoperarsi per la petizione presentatele. Penso che c’è sempre qualche privilegiato, ma il turno arriva per tutti. Dall'elenco si vede già che la differenza tra Mario e Maria, il campo in cui agisce Lei è sicuramente più ampio. Eppure Mario, agisce nell'essenziale. Così a portata di mano, tutto sommato così raggiungibile, senza particolari pretese. La questione forse può dare un responso definitivo allungando lo sguardo al dopo. Gli amici di Mario sanno bene cosa è la riconoscenza, però si ritrovano a trattare con tanti altri amici di lui. Sul lavoro se gli capita un incarico gravoso diventano subito calcolatori. Pesano chi è più amico di “lui”, da quanto lavori poco. Il lavoro che tanto hanno “faticato” per ottenerlo, diventa un campo di misura dei privilegi a seconda di quanto meno si riesca a fare e più ad ottenere. Se ti ha aiutato per la salute e la cura non funziona,  può capitare, si pensa sia che il medico non  fosse abbastanza amico. E se funziona, pensare che hai scavalcato qualcun altro per quel posto in ospedale ti pesa troppo, per non schifarti del fatto che è tutto uno schifo. E così via. Insomma, Mario lo ringrazi, ma qualcosa ti entra in circolo nel sangue, qualcosa di tossico. Che si riversa nel modo con cui stai in relazione con gli altri e con la vita.
Quando la tua amica è Maria, la Santa Vergine volge lo sguardo solo su gli umili. E questi lo sanno che il mondo è ingiusto, un inutile istinto spinge gli uomini ad opprimersi. Ma anche le circostanze della vita, che il Signore ci ha dato, portano lo stesso peso di ingiustizia. Un padre di famiglia che perde il lavoro, un bimbo a lungo atteso che nasce malformato, una malattia che colpisce improvvisa. Eppure quelli che si rivolgono a Lei accettano la vita nella verità. Lei insegna a vivere. Educa che ogni esistenza ha significato, il Signore della vita l’ha voluta. Che ogni circostanza è transitoria, porta ad esiti successivi che formano il cuore e la natura dell’uomo. E quando ti esaudisce, per quella volontà di Dio che aveva già pronto per la maturazione dell’anima un cambiamento di circostanze,  la gratitudine è per sempre. E per tutti. Quando sei stato amato, non amare è solo un intralcio. 

Nelle conseguenze, si comprende pienamente la differenza tra Mario e Maria. Certo a lui un grazie va sempre rivolto, a modo suo si presta ad essere utile, ma proprio non può aiutarti ad esser uomo completo. Lei è Madre, sa come si alleva un Figlio, che in questo mondo ingiusto, vuole mettere a disposizione la vita per renderlo migliore. Quando “nell'altra epoca” ho iniziato a diventare Mariano è stato per circostanze dolorose, la morte di una persona cara. Fu la prima volta che presi in mano un Rosario, goffamente. Nemmeno sapevo come usarlo. Anche le cose semplici si apprendono solo se qualcuno te le insegna. Ormai sono passati anni. E tanti fatti. Ancora oggi mi rivolgo a Lei. Mi viene in mente una poesia di Jan Twardowski. Per quale via si arriva a Te/ … /da passaggi di emergenza per ogni evenienza/ con una chiave di riserva avuta dalla Madonna/ in persona.  Oppure un altro verso. Non potendo vederTi Ti scrivo una lettera/ a volte tuttavia mi sembra di sentirti/  da dove se no quel sussurro improvviso/ quando mi addormento. E questa come conseguenza chiude davvero il confronto. Solo per Lei si possono scrivere poesie. 

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