martedì 14 febbraio 2017
Si sa le cattive compagnie meglio non frequentarle, oppure si, per
conoscere un poco la vita. Certo che per sapere cosa fare è sempre un
rompicapo. Quale è la cosa giusta? Il
dolce è in fondo. Un proverbio dice così. Un altro, dal latino, nella coda il veleno. Se si prendono i
proverbi, saggezza popolare e antica, di istruzioni per vivere, così
contraddittorie, se ne trovano molte. Certo, uno si può dedicare a cercare la
saggezza in testi più robusti, tipo le favole. Quella di Pinocchio, che pare
sia nota in tutto il mondo, forse grazie a Walt Disney, che di cose ne cambia
fin troppe. Ora ad occuparsi di Pinocchio c’è quel caro professore che è Franco
Nembrini, che a girare il mondo a commentare La Divina Commedia di Dante e Le
Avventure di Pinocchio di Carlo Collodi ne ha fatto una ragione di vita. Beato
lui. A dire il vero su Dante e su Pinocchio dice molte cose che in passato ho
cercato anche io di dire, ma mi guardavano come un tipo rustico o al limite
esotico. Così non so se considerare le belle lezioni di Nembrini come conferma
di intelligenza per le cose che ho pensato, o di stupidità per averle condivise con chi
non le sapeva capire. Infatti, come dicevo all’inizio, il punto sono le
compagnie. Nella puntata ottava del suo programma il buon Nembrini commenta la
velenosa compagnia di Lucignolo, un vero demonio, già nel nome. Seduce quella
birba di Pinocchio, che proprio non c’è la fa a restare fermo nei buoni
propositi. Soprattutto quando li deve deporre per inseguire un mondo migliore e
una allegra vita comunitaria. Saremo più
di cento a partire stanotte per il paese dei Balocchi. Così dice a
Pinocchio, prospettandogli quel bel paese dove si può stare in allegria per
sempre. Tutti i bisogni soddisfatti e in buona compagnia per la felicità
terrena ormai raggiunta. Per quelli che non la ricordano, la bella vita durerà
cinque mesi, fino a che l’aspetto vizioso di questa esistenza si manifesterà
trasformando tutti i festosi fanciulli in somari veri e propri. In quanto
animali, saranno trattati senza nemmeno quel minimo di compassione che si deve
agli uomini. Lucignolo morirà e il nostro Pinocchio si salverà in extremis,
grazie alla Fata Turchina. E qui le cose si complicano. Infatti questa parte
mette in mostra che il monello di legno troverà aiuto per la fiducia che la
buona Fata ripone nel suo cuore, su cui scommette per farne un adulto saggio e
consapevole. E Lucignolo? Come è che quest’altro ragazzaccio non trova nessuno
ad aiutarlo? Giacché se lui è la “cattiva compagnia” del burattino, Pinocchio è
“la cattiva compagnia” di Lucignolo. E Nembrini mi mette in confusione quando
sottolinea l’agire della Fata, illuminando ogni buon educatore, dai genitori ai
maestri fino ai sacerdoti, ad accettare la scommessa educativa, che ogni cuore
può cambiare e maturare nel bene. Proprio Domenica ho sentito dire da Farhad Bitani ospite di Monica Mondo a Soul, che tutti
nasciamo con un cuore bianco, le compagnie lo rendono nero. Ma resta un punto
bianco che può ancora espandersi. La questione Lucignolo resta aperta. Sulla
croce Gesù è condannato con due malfattori, sicuramente due assassini. Anche
qui uno va in Paradiso. Ma si capisce dal comportamento, si vede la fede.
Lucignolo invece già a scuola si trova con un “prof.” che lo programma, non farai mai nulla di buono, meglio stare
lontani da te. La storia non ci parla dei suoi genitori, completamente
assenti, nemmeno ci sono fate turchine che appaiono per aiutarlo, abbandonato a
se stesso, resta in balia dei suoi demoni fino in fondo, che in fondo se lo
portano. Separato da una compagnia così corrosiva e superando la prova della
morte profonda, esistenziale, il burattino imparerà ad essere uomo. E una parte
di quella formazione la deve proprio a quel diavolaccio finito così male. Ora
tirare fuori da questa esperienza un’unica regola di vita mi sembra impresa
ardua. Soprattutto per le conferme della vita vissuta, che mostrano le molte
facce di ogni morale. Si può dire che le cattive compagnie servono, per
conoscere l’altra faccia del bene. E bisogna liberarsene, per vivere in modo
vero l’esistenza, una vita di senso. Ma quello che mi sembra si possa dire per
certo, che avere buoni educatori nella vita è davvero necessario. Siamo capaci
di fare un errore dietro l’altro, ma se qualcuno ci segue, il modo per
impastare l’esperienza per farne una storia alla fine lo si trova sempre. Per
capirci, quel birbone sulla croce è l’unico andato in Paradiso certificato da
Gesù.
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