giovedì 5 ottobre 2017

Ammore e malavita

Ammore e malavita

Ho scritto questa riflessione per una mia amica e mi fa piacere farne una condivisione.

Ieri sono andato al cinema a vedere un bel film: _Ammore e Malavita_. Uno spettacolo gustoso e divertente: una commedia _noir_ ben riuscita. Nel finale i due killer, amici fraterni, Ciro e Rosario, che si sono trovati nell’intreccio della storia su fronti contrapposti, si affrontano nel duello finale. Che è fatto di parole e di canzone, anche se alla fine uno dei due muore. La scena è veramente stupenda. Rosario rivendica il diritto a vendicarsi: amici morti che gli premono sulla coscienza, patto di lealtà col boss, si sente ferito da Ciro che ha tradito il clan “ _pe’ l’ammore ‘e ‘na femmena_ ”. Ciro, killer freddo e altrettanto spietato di Rosario, rivede la sua storia. Orfano di padre, ucciso da malavitosi. Adolescente, trova una famiglia nel clan che lo addestra a uccidere, per difendere il boss. All’amico Rosario ricorda: << _i morti sono morti_ >>. Quelli che lui chiama amici, hanno vissuto la vita che si erano scelti, una vita schifosa con un finale schifoso. Loro due, invece hanno l’opportunità di essere liberi da quelle catene. Con il canto, dice in una strofa: “ _‘Stu viento tene ‘o sapore da’ libertà_ ” Ed a questo punto fa un ragionamento che mi resterà impresso per sempre. Cito a memoria: << Per chi vuoi morire? Per chi vale la pena morire? Per un boss che ti ha sempre mandato a morire per i comodi suoi? Ne vale la pena?>>. Più o meno aggiunge: <<L’amore è l’unica ricchezza vera per cui vale la pena vivere>>. Si tratta di una commedia, la retorica serve un poco a ridere, un poco alle emozioni, un poco anche a far finta di pensare. Però le parole sono sollecitazioni e mi è venuto in mente *monsignor Bruno Forte* : << _Io ripeto spesso un proverbio napoletano che dice così: "Se po’ campà’ senza sapé’ pecché, ma nun se po’ canpà’ senza sapé’ pe’ chi", che significa: "Si può vivere senza sapere perché, ma non si può vivere senza sapere per chi_ >>.  Così quella scena finale del bel film, è un cameo della memoria. Buttare la vita senza sapere per chi morire, avere qualcuno per cui morire. Ciro ha rischiato tutto per amore. Il riscatto esistenziale, non un amore qualunque, ma un amore per cui essere disposti a morire. “ _Con il vento che porta il sapore della libertà_ .” Il vento non è forse segno dello Spirito? Nel film forse tutto questo non c’è, o forse sì. Gli autori mettono nelle storie i segni delle proprie esperienze. Incredibile il numero di personale dello spettacolo, dagli artisti, agli autori, ad altre figure, che si sono formate negli oratori ed è in quelle esperienze che hanno trovato la loro vocazione. Pertanto che scherzando, scherzando, i  Manetti Bros,  Marco e Antonio,  abbiamo messo lì, nel loro copione,  qualche battuta che echeggia chissà il catechismo, oppure nemmeno gli sia passato per la mente, per ora non posso saperlo. Ma di certo la scena tra Ciro e Rosario lascia spazio a questa riflessione. Fissa, ridendo, ridendo, questo concetto, *vale la pena vivere se si ha un amore per cui morire* . Per me cattolico, pensare a Gesù, a tutti quelli che per Lui danno la vita nell’evangelizazione, nella testimonianza, nella preghiera, nel martirio, mi viene naturale. Per dire cosa? Per dire che questa vita cristiana offre davvero tutto quello che l’uomo cerca nel profondo del suo cuore. Anche in film per ridere: ridendo, ridendo il cuore può aprirsi a preziose verità.
                                                              Arturo Lanìa



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