martedì 12 ottobre 2010

Bozza di sintesi sull’ uso e l’importanza delle fiabe di Bettheleim

Bozza di sintesi sull’ uso e l’importanza delle fiabe di Bettheleim

La mente dell’essere umano ha gradi di sviluppo che sono determinati dal tempo e dall’esperienza. L’esperienza determina la qualità della maturazione psicologica in dalla quale dipendono tutte le nostre reazioni alla vita reale. Se siamo consapevoli dell’importanza di questo, dobbiamo concentrarci sulla domanda quale sistema di comunicazione usa il bambino e quale aiuto gli è utile per crescere ordinatamente. Piaget ha individuato che l’essere umano sviluppa la mente razionale solo dopo i dodici anni. Fino a quell’età è privo della capacità di ragionare per astratto, in quanto non ha i due concetti della Quantità: la permanenza e la reversibilità. Su You-Tube si trovano degli interessanti filmati che mostrano come al disotto dei dodici anni non comprendiamo che la stessa quantità di liquido è bassa in un contenitore largo e alta in uno stretto. Altre sono le caratteristiche della nostra struttura mentale, che a diverso grado, ci strutturano fino alla pubertà. Siamo animistici. Crediamo cioè che oggetti e animali possiedono un anima come gli umani. Non sbattiamo contro la porta, ma la porta sbatte contro di noi perché è cattiva. Non abbiamo la razionalità, quindi la realtà ci disorienta. Aumentano il nostro disorientamento le spiegazioni realistiche che chi è già adulto pretende di propinarci. Possiamo impararle a memoria, ma non le possediamo come concetto. Per finire, c’è il caso interiore, determinato dalle pulsioni del subcosciente (l’ES) della cui esistenza non siamo consapevoli e guai se lo fossimo. L’idea che abbiamo dentro aspetti della nostra natura che ancora non controlliamo ci distruggerebbe. Infatti per poter cresce bene e maturare ordinatamente, dobbiamo sviluppare per gradi al nostra fiducia in noi stessi. Dobbiamo conoscere le difficoltà che ci aspettano, ma prima, essenzialmente prima, dobbiamo avere la forza di affrontarle. Questa forza si chiama fiducia. La fiducia è la certezza che dopo la sopportazione delle prove il risultato sarà la vittoria. Questo percorso di crescita è determinato dall’impatto che hanno su di noi gli adulti che si occupano della nostra formazione e dall’ambiente culturale. La letteratura si occupa da sempre di trasmettere le informazioni di questo tipo. Il tipo di letteratura che i popoli si trasmettono per generazioni è la saga, ovvero la fiaba. Distinguiamo subito che favole e mito non sono fiaba. Per accenno, la fiaba ha un fine morale: La formica e la cicala ci insegna che la cicala è perduta dalla sua allegria, la formica protetta dal suo lavoro. Non ci sono deduzioni è tutto chiaro. Il mito ha un eroe irraggiungibile e dalle virtù inimitabili. Il finale è in genere triste. La fiaba ha un linguaggio di fantasia, chiaro e rassicurante. Non ha un palese intento morale, ma una struttura che permette l’elaborazione di situazioni psicologiche che l’essere umano si trova ad affrontare. La storia che propone permette un percorso che ha valore significativo tale da essere sperimentato come esperienza reale. Il bambino è consapevole della dimensione fantastica, ma sa che l’esperienza è reale e la fa sua per maturare un valore di senso. Così riesce ad entrare in confidenza con le pressioni caotiche dell’ES e ad ordinare le sue pulsioni emozionali e le relazioni con il mondo esterno. Con il gioco della dualità può cominciare ad accettare la doppia natura che è in lui e nei suoi affetti. La mamma è buona, ma a volte è cattiva. Questo è inaccettabile per il bambino. Così come sono inaccettabili i due sentimenti di amore e di odio. Come può odiare la mamma che ama. Nelle fiabe c’è la matrigna cattiva, e la madrina buona, una fata sempre più forte della strega. La nonna posseduta dal lupo che viene ucciso dal cacciatore. Lo spirito cattivo che ha rapito la persona buona e ne ha preso il posto, finquando non sarà scoperto e sconfitto. Così si può odiare la mamma cattiva, perché non è la vera mamma, e si può accettare questo sentimento diretto su una persona che è un’ usurpatrice. Anche con se stesso il bambino elabora la presenza di due persone, quando c’è qualcosa di lui che non riesce ad accettare. Ad esempio quando fa la pipì a letto. Non finge che sia stato un altro, lo crede davvero perché non accetta la situazione. Con questo stratagemma può vivere questa situazione senza restare schiacciato dalla vergogna. Se ne libererà da solo quando avrà raggiunto sufficiente sicurezza.
Nelle fiabe i personaggi son anche chiaramente caratterizzati, senza ambiguità. Così che ciascuno incarna una caratteristica nella quale il bambino può identificarsi. Ed attraverso questi comprende la esistenza del bene e del male, senza ancora sapere della coesistenza in ognuno di noi. Una coesistenza che non sarebbe in grado di comprendere. Tutto ciò che non si comprende produce caos.
Continua.  

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