Ho fatto una passeggiata tra i miei pensieri,
gettando un occhio ai ricordi. Come si fa con le vetrine illuminate dei negozi,
passeggiando lungo il corso. Un’occhiata ad una giacca particolare, un sguardo
incuriosito per un oggetto nuovo, lo sfizio di leggere un prezzo inaccessibile,
per dire chi se lo compra, o altri
commenti qua e là. Rende piacevole passeggiare, fa compagnia anche se si è da
soli. Così i frammenti dei ricordi, attratto da quella luce che viene dai più
belli. Cose fatte in gioventù, momenti dell’infanzia, commentando bei tempi, o tempi che non tornano più. Ho scorto anche qualcosa di più recente,
della maturità, degli anni della vita adulta. Certo, a lasciarla libera la
mente, entra in quel dedalo di vicoli bui, oscuri, a volte soffocanti, dei momenti
peggiori. Eppure mi domando se certe oscurità della vita non fossero altro che
accadimenti come altri. Solo la risposta, lo stato dell’animo triste, li abbia
resi negativi, bui. Certo se una considerazione vale per un aspetto il suo
contrario è soggetto alla stessa regola. Ho forse goduto di momenti belli
proprio grazie all’animo che era pronto a riconoscerli ed accoglierli?
Sinceramente spero proprio che funzioni così. Infatti significherebbe che
portare la mente alla pace, al bene, al buono, al bello, significa poter riconoscere
pace, bene, buono e bello in tutte le situazioni tutti i giorni. Mettendo
insieme tante luci, pare che si illuminino anche i vicoli che le precedono e le
seguono. Trovando luce nei miei ricordi sembra che essa si espanda, si estenda,
si diffonda. Anche lo spirito presente ha percezioni positive e tutto si
riflette sulle azioni, sui pensieri. Insomma, ricordare il bene, mi porta il
bene oggi. Così, pian piano un pensiero chiama un altro pensiero, magari una
domanda. E se Dio ci fosse sempre stato? Se Lui fosse quella luce e la sua
presenza avesse subito gli offuscamenti dell’animo, tanto da non essere
riconosciuta? Porto di nuovo la mente a quei frammenti e già mi sembrano più
grandi, mi appaiono come strutture. Accadimenti pensati, voluti, per niente
accidentali. Comprendo che è una strada su cui tornare a passeggiare. Da
ripercorrere con l’animo leggero. Serve leggerezza per restare ancorati in ogni
tempo. Anche questo l’ho imparato in una passeggiata. Sulla bancarella di
Alfredo, che gira il momento in cerca di oggetti artigianali particolari. C’era
una libellula di legno, sottile e leggera, del Perù. Ora la tengo appoggiata
per la punta, all’angolo della libreria. Soffio, spingo, sollecito, la
libellula si muove, ma resta sempre salda. Questa luce che ho visto mi da uno
spirito da libellula. Ho fatto una bella passeggiata tra i miei pensieri.
Arturo Lanìa
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