domenica 13 agosto 2017

I Santi dicono sciocchezze

I Santi dicono sciocchezze

Che i santi dicano un sacco di sciocchezze è una di quelle cose che si danno abbastanza per scontate, tanto che non mi era mai capitato di pensarci in modo particolare. Ogni tanto in un’omelia o parlando con qualche altro credente o anche no, li ho sentiti citare. Ed anche io ripetendo la citazione che avevo sentito da qualcuno altro, la ripetevo, messa come il prezzemolo dentro la minestrina di qualche ragionamento superficiale. Alla fine sti’ santi, ma chi li conosce? Certo citarli da un tono, ma prenderli in considerazione, è un’altra cosa. Hanno voglia a ripetere che sono come noi, gente comune, gente qualunque. Ma chi ci crede? Come se in una scuola calcio ai piccoletti l’allenatore dicesse, tutti potete diventare Maradona. Ma non solo nella Chiesa si pratica l’assurdo sforzo di descrivere le persone eccezionali, come persone regolamentari. Le citazioni più famose, ricordo quelle di Verdi bocciato al conservatorio, Einstein rimandato in matematica e così via. Noiosissima pretesa di dare una motivazione ad impegnarsi con l’improbabile proposta di emulazione. Tornando ai santi, nemmeno negli ordini religiosi trovate gente interessata ad essere uguale al fondatore dell’ordine. Insomma, si citano, ma solo come formula letteraria, senza pretesa. Riflettere sul senso delle loro parole è un esercizio che nessuno pratica. A me capitò solo per caso. Dalle suore di Madre Teresa di Calcutta, che in realtà si chiamano Missionarie della Carità. Si ripeteva spesso la frase della santa:<<Gesù è nei poveri>>. Certo, in un altro ambiente, la frase mi sarebbe scivolata via come sempre, ma in un convento dove i poveri sono il senso stesso del luogo, o detto più direttamente, li vedi in continuazione, ‘sta frase nelle orecchie, non scivola proprio. Parliamo chiaro, ubriaconi, tossici, disadattati, litigiosi. Bestemmiatori! Li dentro c’è Gesù?! Quando lo prego, lo invoco, supplico un aiuto, questo è il Signore che dovrebbe aiutarmi? Nooo! Ti viene voglia dire, per lo meno, ma che sciocchezza! Così fu, per la prima volta feci i conti con una frase di un santo. Che poi manco conoscevo veramente. Al più, sapevo la storia della chiamata nella chiamata, che già così, pare la formula di una pubblicità. Senza girarci ancora attorno, cominciai a pensare che i santi davvero fossero un tipo di persone vissute in un loro mondo alieno, estranee completamente alla realtà. Se posso scrivere qui un trucco della vita, sempre meglio approfondire, prima di trarre conclusioni. Spesso quello che ci raccontano è completamente alterato rispetto al vero. Un giorno mi fanno vedere un video, di quelli che circolano solo nelle case delle missionarie, con una catechesi in lingua inglese di Madre Teresa. Seduta su una sedia, con alle spalle la parete ingiallita della casa di  Calcutta, due occhi grigi come un cielo invernale. La rivedo uguale mentre scrivo, sembrava fosse lì, seduta davanti a me. Sentivo una presa fisica alla bocca dello stomaco. La sua voce, quegli occhi, il suo discorrere, ero ipnotizzato. Ad un certo punto pronuncia la insopportabile frase: << Jesus is in the poor...>>. Restai di sasso, una frazione di secondo di delusione, come una doccia fredda.   Madre Teresa però continuò a parlare. Calma, profonda, dolorosa, orante. <<...and this is a great mystery in front of which we can only kneel>>. <<Gesù è nei poveri e questo è un mistero grande di fronte al quale possiamo solo inginocchiarci>>.  Tutto quello che è successo dopo, ha una dimensione personale e qui non trova lo spazio per essere narrato.  Ma è facile a tutti riconoscere che le due frasi sono totalmente diverse. Il significato che esprimono e la prospettiva spirituale che consentono di percorrere, sono chiaramente distinte. Fu quello il tempo in cui capii che di fatto la mia fede era un’accozzaglia di frasi stupide, citate da citazionisti, nessuno se ne abbia a male, ma se succedesse ve lo meritate. Ancora oggi le citazioni piovono. Una che si porta molto ultimamente, per polemizzare con Papa Francesco, è attribuita a Sant’Alfonso de’ Liguori: << Ne manda più all'inferno la misericordia di Dio, che non ne manda la giustizia>>. Se domandi chi fosse il santo ti rispondono pure, come non lo sai? Quello di Tu scendi dalle stelle. Un santo canzonettista, che dovrebbe mettere bocca sulla Misericordia? In coro, forza, è una sciocchezza! Allora perché lo citano? Per il titolo, santo. Papa Francesco abbia da apprendere, pensano i citazionisti. La frase, citata come una sciocchezza da far scivolare, lo scrivo io, in quanto mai si sa da dove vengono le sante frasi,  il nostro santo la scrive ne Apparecchio alla Morte. Un testo per aiutare i credenti a meditare, raccogliendo 36 considerazioni per vivere bene la vita cristiana. Il pezzetto di frase amato dai citazionisti, nemmeno è del santo. Egli cita un altro autore cristiano, per sviluppare una riflessione più lunga, in cui Sant’Alfonso spiega, che credere di vivere senza regole, convinti che tutto è lecito, è una follia, che ci fa sprecare l’esistenza. <<Egli usa giustizia. E con ragione; Dio perdona il peccato, ma non può perdonare la volontà di peccare>>, scrive subito dopo. Sant’Alfonso compose i due famosi, belli, in italiano e napoletano, canti di Natale, ma la sua vera vocazione fu il linguaggio della predicazione. E se come si dice, tanto dà tanto, con il nostro Papa sarebbe andato molto d’accordo. Sul portale del Vaticano si può trovare un testo, Il Paradiso di Dio è il cuore dell’uomo, dove Sant’Alfonso scrive: << Il vostro Dio sta sempre appresso di voi, anzi dentro di voi… Non v’è portiere per chi desidera parlargli; anzi Dio gusta che voi trattiate confidenzialmente con lui.>> Basta solo questo, per rendere evidente che la frase da cui sono partito ha tutto un altro significo nel cuore del santo, da quello per cui la si vorrebbe usare. Soprattutto si vede bene che “santo” non è un titolo a caso. Dietro le frasi c’è un percorso spirituale che vale la pena conoscere per intero. Ancora un esempio, si armi di pazienza il mio lettore. La mia Teresa. Confido qui la devozione che nutro per Santa Teresa di Lisieux. – La patrona delle missioni, senza mai essere uscita dalla clausura -. Piace a molti dire questo dettaglio. Senza sapere che in vita era madrina spirituale di diversi sacerdoti missionari, che si affidavano alla sua preghiera. Senza sapere il peso di sacrifici e preghiere che questo patrocinio comportava. – La santa della piccola via – Questa è l’espressione più amata. Certo anche Teresa la chiama così, lo so bene. Ma se è così piccola, intendendo semplice, cosa vi impedisce di praticarla? Ve lo dico io. Bisogna essere gente pronta a sopportare ogni cosa, nell’esercito si direbbe, gente dotata di vigorose qualità. Chi vuol capire, capisce.
Credetemi, approfondire è un’opportunità da cogliere ogni volta. Certo rende un poco aspri verso i citazionisti, che spesso sono sacerdoti, catechisti, infervorati fedeli, a cui piace citare senza curarsi di nessuno significato. D’altronde scagli la famosa pietra chi è senza colpa. Anche io citavo a casaccio. Nonostante tutto, qualche pietra a chi dico io la tirerei comunque. Ad ogni in modo, ai santi vengono fatte dire tante sciocchezze. Cose che non hanno mai pensato. In realtà anche con i vivi si fa così. L’errore di fondo è l’uso della citazione come sintesi. Tutti amano la sintesi. Non sanno che è per quelli che già conosco il tutto. In informatica si direbbe che la sintesi è lo zip di un file più pesante. Ma ci vuole un file intero da ridurre a zip, altrimenti è solo un documento vuoto, che vuoto resta. Ancora una volta devo sancire il cambiamento di opinione che ho maturato nella vita. I Santi ci lasciano un patrimonio di parole che posso completamente cambiare la nostra vita, svelandoci significati straordinari e proponendoci cammini esistenziali che restituiscono la bellezza di una vita ben spesa. Quanto meno per il piacer del viaggio da percorrere.
Anche io voglio lasciare qualcosa che resta, approfittando della permanenza di ciò che si affida alla memoria elettronica.
Saluto qui la mia unica lettrice certa, la carissima signora Rosetta, mia decennale amica. Forse un casuale altro lettore capiterà su questo documento e vi troverà il mio grato ringraziamento, che di fatto resterà nel tempo. Saluto tutti i santi, qui citati e quelli che ho incontrato e incontrerò nella mia vita. Siete gente speciale, non potrò mai imitarvi. Ma la vostra eredità di parole ispira la speranza, la preghiera, l’itinerario su cui ancora vivo il mio andare. Vi ringrazio di cuore. Ed un pensiero desidero lasciare ad una santa senza questo titolo ufficiale. Penso a te Carmen. Senza di te, non avrei mai conosciuto né la Chiesa, né tutti gli altri santi, meno che mai Nostro Signore Gesù. Dal cielo prega per me e per quanti ancora cercano il volto di Dio.

                                          Arturo Lanìa

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