I
Santi dicono sciocchezze
Che i santi dicano un sacco di sciocchezze è una di quelle
cose che si danno abbastanza per scontate, tanto che non mi era mai capitato di
pensarci in modo particolare. Ogni tanto in un’omelia o parlando con qualche
altro credente o anche no, li ho sentiti citare. Ed anche io ripetendo la
citazione che avevo sentito da qualcuno altro, la ripetevo, messa come il prezzemolo
dentro la minestrina di qualche ragionamento superficiale. Alla fine sti’
santi, ma chi li conosce? Certo citarli da un tono, ma prenderli in
considerazione, è un’altra cosa. Hanno voglia a ripetere che sono come noi,
gente comune, gente qualunque. Ma chi ci crede? Come se in una scuola calcio ai
piccoletti l’allenatore dicesse, tutti potete diventare Maradona. Ma non solo
nella Chiesa si pratica l’assurdo sforzo di descrivere le persone eccezionali,
come persone regolamentari. Le citazioni più famose, ricordo quelle di Verdi
bocciato al conservatorio, Einstein rimandato in matematica e così via.
Noiosissima pretesa di dare una motivazione ad impegnarsi con l’improbabile
proposta di emulazione. Tornando ai santi, nemmeno negli ordini religiosi
trovate gente interessata ad essere uguale al fondatore dell’ordine. Insomma,
si citano, ma solo come formula letteraria, senza pretesa. Riflettere sul senso
delle loro parole è un esercizio che nessuno pratica. A me capitò solo per
caso. Dalle suore di Madre Teresa di Calcutta, che in realtà si chiamano
Missionarie della Carità. Si ripeteva spesso la frase della santa:<<Gesù
è nei poveri>>. Certo, in un altro ambiente, la frase mi sarebbe
scivolata via come sempre, ma in un convento dove i poveri sono il senso stesso
del luogo, o detto più direttamente, li vedi in continuazione, ‘sta frase nelle
orecchie, non scivola proprio. Parliamo chiaro, ubriaconi, tossici,
disadattati, litigiosi. Bestemmiatori! Li dentro c’è Gesù?! Quando lo prego, lo
invoco, supplico un aiuto, questo è il Signore che dovrebbe aiutarmi? Nooo! Ti
viene voglia dire, per lo meno, ma che sciocchezza! Così fu, per la prima volta
feci i conti con una frase di un santo. Che poi manco conoscevo veramente. Al
più, sapevo la storia della chiamata nella chiamata, che già così, pare la
formula di una pubblicità. Senza girarci ancora attorno, cominciai a pensare
che i santi davvero fossero un tipo di persone vissute in un loro mondo alieno,
estranee completamente alla realtà. Se posso scrivere qui un trucco della vita,
sempre meglio approfondire, prima di trarre conclusioni. Spesso quello che ci
raccontano è completamente alterato rispetto al vero. Un giorno mi fanno vedere
un video, di quelli che circolano solo nelle case delle missionarie, con una catechesi
in lingua inglese di Madre Teresa. Seduta su una sedia, con alle spalle la
parete ingiallita della casa di Calcutta,
due occhi grigi come un cielo invernale. La rivedo uguale mentre scrivo,
sembrava fosse lì, seduta davanti a me. Sentivo una presa fisica alla bocca
dello stomaco. La sua voce, quegli occhi, il suo discorrere, ero ipnotizzato.
Ad un certo punto pronuncia la insopportabile frase: << Jesus is in the poor...>>. Restai di sasso, una frazione di secondo
di delusione, come una doccia fredda. Madre Teresa però continuò a parlare. Calma,
profonda, dolorosa, orante. <<...and
this is a great mystery in front of which we can only kneel>>.
<<Gesù è nei poveri e questo è un
mistero grande di fronte al quale possiamo solo inginocchiarci>>. Tutto quello che è successo dopo, ha una
dimensione personale e qui non trova lo spazio per essere narrato. Ma è facile a tutti riconoscere che le due
frasi sono totalmente diverse. Il significato che esprimono e la prospettiva spirituale
che consentono di percorrere, sono chiaramente distinte. Fu quello il tempo in
cui capii che di fatto la mia fede era un’accozzaglia di frasi stupide, citate
da citazionisti, nessuno se ne abbia
a male, ma se succedesse ve lo meritate. Ancora oggi le citazioni piovono. Una
che si porta molto ultimamente, per polemizzare con Papa Francesco, è
attribuita a Sant’Alfonso de’ Liguori: << Ne manda più all'inferno la misericordia di Dio, che non ne manda la
giustizia>>. Se domandi chi fosse il santo ti rispondono pure,
come non lo sai? Quello di Tu scendi
dalle stelle. Un santo canzonettista, che dovrebbe mettere bocca sulla
Misericordia? In coro, forza, è una sciocchezza! Allora perché lo citano? Per
il titolo, santo. Papa Francesco abbia da apprendere, pensano i citazionisti. La frase, citata come una
sciocchezza da far scivolare, lo scrivo io, in quanto mai si sa da dove vengono
le sante frasi, il nostro santo la
scrive ne Apparecchio alla Morte. Un testo
per aiutare i credenti a meditare, raccogliendo 36 considerazioni per vivere
bene la vita cristiana. Il pezzetto di frase amato dai citazionisti, nemmeno è del
santo. Egli cita un altro autore cristiano, per sviluppare una riflessione più
lunga, in cui Sant’Alfonso spiega, che credere di vivere senza regole, convinti
che tutto è lecito, è una follia, che ci fa sprecare l’esistenza. <<Egli usa giustizia. E con ragione; Dio
perdona il peccato, ma non può perdonare la volontà di peccare>>, scrive
subito dopo. Sant’Alfonso compose i due famosi, belli, in italiano e
napoletano, canti di Natale, ma la sua vera vocazione fu il linguaggio della
predicazione. E se come si dice, tanto dà tanto, con il nostro Papa sarebbe
andato molto d’accordo. Sul portale del Vaticano si può trovare un testo, Il Paradiso di Dio è il cuore dell’uomo, dove
Sant’Alfonso scrive: << Il vostro
Dio sta sempre appresso di voi, anzi dentro di voi… Non v’è portiere per chi
desidera parlargli; anzi Dio gusta che voi trattiate confidenzialmente con lui.>>
Basta solo questo, per rendere evidente che la frase da cui sono partito ha
tutto un altro significo nel cuore del santo, da quello per cui la si vorrebbe
usare. Soprattutto si vede bene che “santo” non è un titolo a caso. Dietro le
frasi c’è un percorso spirituale che vale la pena conoscere per intero. Ancora
un esempio, si armi di pazienza il mio lettore. La mia Teresa. Confido qui la devozione che nutro per Santa Teresa
di Lisieux. – La patrona delle missioni, senza mai essere uscita dalla clausura
-. Piace a molti dire questo dettaglio. Senza sapere che in vita era madrina
spirituale di diversi sacerdoti missionari, che si affidavano alla sua
preghiera. Senza sapere il peso di sacrifici e preghiere che questo patrocinio
comportava. – La santa della piccola via – Questa è l’espressione più amata.
Certo anche Teresa la chiama così, lo so bene. Ma se è così piccola, intendendo
semplice, cosa vi impedisce di praticarla? Ve lo dico io. Bisogna essere gente
pronta a sopportare ogni cosa, nell’esercito si direbbe, gente dotata di vigorose qualità. Chi vuol capire, capisce.
Credetemi, approfondire è un’opportunità da cogliere ogni
volta. Certo rende un poco aspri verso i citazionisti,
che spesso sono sacerdoti, catechisti, infervorati fedeli, a cui piace citare
senza curarsi di nessuno significato. D’altronde scagli la famosa pietra chi è
senza colpa. Anche io citavo a casaccio. Nonostante tutto, qualche pietra a chi
dico io la tirerei comunque. Ad ogni in modo, ai santi vengono fatte dire tante
sciocchezze. Cose che non hanno mai pensato. In realtà anche con i vivi si fa
così. L’errore di fondo è l’uso della citazione come sintesi. Tutti amano la
sintesi. Non sanno che è per quelli che già conosco il tutto. In informatica si
direbbe che la sintesi è lo zip di un file più pesante. Ma ci vuole un file
intero da ridurre a zip, altrimenti è solo un documento vuoto, che vuoto resta.
Ancora una volta devo sancire il cambiamento di opinione che ho maturato nella
vita. I Santi ci lasciano un patrimonio di parole che posso completamente
cambiare la nostra vita, svelandoci significati straordinari e proponendoci
cammini esistenziali che restituiscono la bellezza di una vita ben spesa.
Quanto meno per il piacer del viaggio da percorrere.
Anche io voglio lasciare qualcosa che resta, approfittando
della permanenza di ciò che si affida alla memoria elettronica.
Saluto qui la mia unica lettrice certa, la carissima signora
Rosetta, mia decennale amica. Forse un casuale altro lettore capiterà su questo
documento e vi troverà il mio grato ringraziamento, che di fatto resterà nel
tempo. Saluto tutti i santi, qui citati e quelli che ho incontrato e incontrerò
nella mia vita. Siete gente speciale, non potrò mai imitarvi. Ma la vostra
eredità di parole ispira la speranza, la preghiera, l’itinerario su cui ancora
vivo il mio andare. Vi ringrazio di cuore. Ed un pensiero desidero lasciare ad
una santa senza questo titolo ufficiale. Penso a te Carmen. Senza di te, non
avrei mai conosciuto né la Chiesa, né tutti gli altri santi, meno che mai
Nostro Signore Gesù. Dal cielo prega per me e per quanti ancora cercano il
volto di Dio.
Arturo Lanìa
Nessun commento:
Posta un commento